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Don Robella: “Il Grande Torino era una squadra umile che parlava a tutti”

Belotti e Don Robella, Superga

Esclusiva TN / Il sacerdote che celebrerà la Messa ha risposto ad alcune domande: "Quest'anno sarà particolare, per la perdita di tante persone care nel mondo granata"

Gualtiero Lasala

"Nel giorno della vigilia del 4 maggio, data storica per il Torino, abbiamo voluto porre qualche domanda a Don Robella, il prete che celebrerà la Santa Messa in ore del Grande Torino, quella squadra di Invincibili che ha lasciato un solco nel cuore dei tifosi granata, e non solo. Ecco le sue parole:

"Buongiorno Don Robella, domani sarà il 4 maggio, La data granata per eccellenza: dopo 69 anni si può dire che quella squadra di Invincibili sia ancora tra noi.

"“Si, anche se, come ripeterò con la morte di Sauro Tomà siamo entrati in un'altra fase: il Grande Torino non è più un ricordo, ora è diventato Storia.

"Per lei è già il terzo anno di cerimonia, dalla scomparsa di Don Aldo: che emozioni ha provato in questi due anni?

"“È difficile dirlo, l’avvicinarsi alla data è sempre una sensazione nuova. Il primo anno è stato un po’ particolare, ma posso dire di averlo vissuto con un pizzico d’incoscienza. Il secondo anno è stato molto bello, ma mi sono detto che bisognava cominciare ad aiutare le persone con quello che dicevo. Il terzo anno è particolare, soprattutto a livello di perdita di persone care nel mondo granata come Mondonico, Sauro Tomà, la vedova Maroso: questo è un anno nel quale diventa sempre più intensa come celebrazione, senza persone di quel calibro. Ogni anno c’è una partecipazione incredibile da parte del mondo granata e anche quest’anno sono sicuro che sarà così.”

"Quella di Superga è stata senza dubbio una tragedia, ma secondo lei, che cosa spinge tifosi anche di altre squadre a ricordare quella Squadra?

"“Bisognerebbe chiederlo a loro, certo, ma secondo me molti sentono raccontati i fatti dai genitori dai nonni, anche fuori dall’ambiente Toro, è una squadra che è stata narrata tanto. Ma ti faccio un esempio. In un parco divertimenti un’estate, giravo con la maglietta granata come faccio sempre visto che per me è una sorta di canto d’amore: c’era un ragazzino con la maglia della Lazio insieme al padre, quando l’uomo mi vide, si giro verso suo figlio e gli disse: 'Comunque massimo rispetto'. Sembra una cosa inutile, ma in realtà non lo è. C’è il ricordo di una squadra che non era la squadra più ricca, come invece lo erano già al tempo la Juventus, l’Inter e il Milan, era una squadra più povera che parlava a tutti, quella squadra che dava una sensazione di possibilità di riscatto. Anche a chi non è tifoso del Toro il Grande Torino dice qualcosa. Quello è l’ultimo grande mito, perché non c’era ancora la televisione, e questa storia è stata cantata dai 'cantori'. E quella narrazione va ben oltre il tifo.

"A Superga sarà ancora una volta Andrea Belotti a leggere i nomi, nonostante l’annata difficile e le critiche. Secondo lei è l’uomo giusto per questo incarico?

"“La squadra ha scelto un capitano, ed è il capitano che legge. Al di là di tutto. Non amo alimentare le polemiche.

"Quello di domani sarà il primo "4 maggio" per Walter Mazzarri: cosa può suscitare, in una persona che non l’ha mai vissuta all’interno della squadra, questo evento?

"“Io penso che bisogna chiederlo a ogni tecnico che l’ha vissuto. Penso che siano cose particolari, non posso sostituirmi al cuore e alla testa delle persone. Bisogna chiederlo a lui, ma il 5 maggio, serve che elabori anche lui. Non si sa cosa proverà, toccherà a lui entrare in questo mondo. Il 4 maggio va vissuto con la pancia, io lo dico sempre. Certe cose bisogna viverle. Dopo certe cose, si cambia. Anche per me è stato così, come prete, te lo assicuro.