tor columnist culto Era di Giugno – La Coppa Italia 1971

Culto

Era di Giugno – La Coppa Italia 1971

Il Torino vincitore della Coppa Italia nel 1970-1971
Dopo una breve pausa estiva, Culto ritorna per raccontare uno dei trionfi più belli e sofferti della storia del Toro: la coppa Italia del 1971
Francesco Bugnone
Francesco Bugnone Columnist 

Marassi è pieno ben più di quello che dicono i dati ufficiali. Un gruppo di calciatori in maglia bianca, stremato dalla fatica, sta facendo il giro di campo alzando il trofeo appena vinto. Le braccia che sollevano più spesso la coppa sono quelle del capitano, Giorgio Ferrini. La gente è pazza di gioia tanto sulle gradinate quanto in campo, in un’unione d’intenti che solo certi successi possono dare. É il 27 giugno 1971, fa caldo e il Toro ha appena vinto la sua quarta coppa Italia dopo aver battuto ai rigori il Milan. Il campionato 1970/71, come raccontato in un paio di episodi di questa rubrica, è stato molto complicato a causa anche di una serie di decisioni arbitrali contrarie culminate con l’inseguimento a Concetto Lo Bello dopo una sconfitta contro il Vicenza che costerà tre turni di squalifica del campo. Le poche soddisfazioni stagionali sono arrivate nei derby, dove il Toro si è trasformato, e nella sonante vittoria contro la Roma per 4-0. Per il resto più dolori che gioie per la squadra allenata da Giancarlo Cadè che nelle ultime tredici giornate di campionato ha raccolto solo due successi contro Verona e Cagliari grazie a due rigori di Angelo Cereser e di Sergio Maddè, protagonisti che torneranno in questa storia e sempre dal dischetto.

Resta da disputare il girone finale della Coppa Italia, competizione che è ferma da novembre quando il Toro ha eliminato la Roma vincendo per 1-0 entrambe le sfide dei quarti. A contendere il trofeo ci saranno il Milan, beffato dalla clamorosa rimonta dell’Inter di Invernizzi in campionato, la Fiorentina, salva soltanto alla penultima giornata, e il Napoli  di Chiappella, reduce da un brillante terzo posto. La prima giornata sorride ai granata che si ritrovano in testa da soli battendo di misura il Milan grazie a una rete di Agroppi in mischia a 11’ dalla fine mentre Napoli e Fiorentina pareggiano. Gli umori cambiano nel turno successivo quando i granata cedono di schianto contro i viola per 4-0: risultato eccessivo per il Toro che subisce il 2-0 nel momento di maggior pressione grazie a un rigore dubbio. I gigliati ci scavalcano dai gigliati e ci aggancia il Napoli, raggiunto in extremis a San Siro da una rete di Prati. Il quadro cambia nuovamente dopo la breve sosta per le nazionali coi granata che vincono 3-1 a Napoli chiudendo il discorso già nel primo tempo con una doppietta di uno scatenato Rampanti e un sigillo al volo di Bui in un match in cui il rientrante Puia e capitan Ferrini dominano la scena. Col Milan vincente a Firenze la nuova classifica vede il Toro primo a quota quattro davanti a Milan e Fiorentina a tre, mentre il Napoli chiude a due. Tre giorni e cambia nuovamente tutto coi rossoneri che battono il Toro per 3-2 grazie ai gol dell’ex di Rosato e Combin, mentre la Fiorentina regola 2-0 il Napoli. Milan e viola salgono a cinque, granata e partenopei rimangono fermi ripsettivamente a quattro e due. Sulla gara di San Siro aleggia lo spettro di alcune decisioni arbitrali pesanti: Pulici viene espulso dopo 18’, ma soprattutto Picasso di Chiavari sorvola su un clamoroso mani in area di Rosato ammesso dallo stesso giocatore. Nonostante l’inferiorità numerica i granata giocano una ripresa tutto cuore e per poco Agroppi non trova il clamoroso 3-3 in extremis.


Mentre gli strascichi dell’ennesima partita fisicamente sopra le righe contro i rossoneri restano protagonisti delle parole del giorno dopo (un profetico Fossati vorrebbe giocare uno spareggio in campo neutro per vedere “cosa succede fuori da San Siro”) un fulmine a ciel sereno attraversa lo spogliatoio del Toro. Cadè chiede e ottiene di essere sollevato dall’incarico dopo esser venuto a conoscenza dell’accordo fra la dirigenza e Gustavo Giagnoni per la stagione successiva. Pianelli prende atto e la squadra passa a Beniamino Cancian per le ultime due partite del girone con rammarico dei giocatori il cui rapporto col mister, da quanto emerge dalle dichiarazioni, era buono. Anche la Fiorentina, avversaria del Toro al Comunale, è in una situazione tecnica simile visto che Oronzo Pugliese ha lasciato dopo aver saputo dell’ingaggio di Liedholm per il 71/72 e in panchina siede Mazzoni. Davanti a Giagnoni, presente in tribuna e impressionato dal pubblico granata con cui aveva già avuto a che fare al Filadelfia ai tempi di Law e Baker, i granata disputano un primo tempo non memorabile andando sotto per una rete di rimessa di Esposito al 42’, ma da quel momento si trasformano e mettono in campo tutto quello che hanno. Superchi, subentrato all’infortunato Bandoni, inizia a superarsi già negli ultimi minuti del primo tempo dicendo no a una cannonata di Pulici e a un colpo di testa di Bui. La notizia del Milan sotto 3-0 a Napoli carica ulteriormente pubblico e giocatori e la ripresa si gioca all’arma bianca. Il pareggio arriva al 57’ dopo una mischia furibonda conclusa da una gran botta in corsa di Natalino Fossati e nel finale lo stesso Fossati e Giorgio Ferrini sfiorano la rete che avrebbe ipotecato la Coppa Italia. La Fiorentina guida il girone con sei punti davanti a Milan e Toro che ne hanno cinque e al Napoli a quota quattro. I toscani sono padroni del proprio destino (se vincono a San Siro alzeranno la Coppa Italia), mentre gli uomini di Cancian devono battere il Napoli e sperare in un pareggio o in un successo rossonero per arrivare allo spareggio.

La serata inizia subito bene con la notizia della rete di Benetti che sblocca Milan-Fiorentina in favore dei padroni di casa: vincendo sarà spareggio. Il 2-0 con cui viene regolato il Napoli, pericoloso con un palo al 1’ di Altafini e nulla più, nasce dalle reti di Petrini al 19’, a punire un’uscita imperfetta di Zoff su corner, e di Ferrini con una botta deviata da Vianello a tempo scaduto. E allora che Toro-Milan sia per alzare un trofeo che sembra aver improvvisamente ritrovato prestigio. Il Milan, forte del maxi incasso contro la Fiorentina, propone al Torino di giocare a San Siro promettendo il 60% degli introiti, ma i granata rifiutano e sarà campo neutro: si giocherà allo stadio “Luigi Ferraris” di Genova. Il clima è teso con continue punzecchiature fra i calciatori torinesi e l’ex tecnico Nereo Rocco che, oltre a piangere miseria per alcune assenze indubbiamente pesanti, ha detto “Stimo tutti i giocatori del Torino, tranne uno abituato a picchiare di nascosto e poi fare l’inchino all’arbitro”. Una frecciata che sembra indirizzata a Puia, subito difeso da Cancian e dai compagni. Una voce anonima aggiunge che un giocatore milanista, dopo l’ultimo match di Coppa al Meazza, ha confessato che una delle direttive tecnico-tattiche dell’incontro fosse proprio “picchiare” gli avversari. Milan senza Benetti e Prati, Toro spuntato senza Pulici e Bui: la partita non è spettacolare, ma, e date le premesse non poteva che essere altrimenti, è rovente dal punto di vista agonistico. In questo scenario a giganteggiare è ovviamente il capitano Giorgio Ferrini che si prende la squadra sulle spalle alternando lotta e qualità con la personalità che lo ha reso un elemento unico nella storia del Toro. La pagella del Corriere della Sera recita: “Eccellente. É stato il regista, il galvanizzatore, l’anima del Torino, sempre lucidissimo e accorto. Ha giocato una partita capolavoro e ha tenuto lui in piedi i granata anche quando l’infortunio di Puia ha dato la sensazione che la sorte del Torino fosse segnata”.

Il tabellino del primo tempo registra una sola grossa occasione al 34’ ed è per il Toro, ma Schnellinger salva sulla linea una parabola che nessun quotidiano assegna con certezza a un autore preciso (chi pensa sia il milanista Biasiolo in disperato anticipo su Fossati, chi Fossati stesso, chi Petrini). Nel secondo tempo la svolta potrebbe arrivare a metà ripresa quando Cancian inserisce Sergio Maddè al posto di Petrini ignorando che Puia stia zoppicando. All’80’ il numero quattro granata va a saltare su un angolo e cade male sul ginocchio: di fatto i granata sono in dieci e Giorgio deve sistemarsi sull’ala nella classica posizione dello “zoppo”. I rossoneri potrebbero punire l’errore, ma la conclusione di Combin allo scadere si stampa contro la traversa e ricade fra le braccia di un esterrefatto Castellini che sembrava già irrimediabilmente battuto. Si va ai supplementari. Il Toro centuplica le forze e i brividi si riducono a due: una rete annullata per fuorigioco a Paina e un’altra occasionissima capitata a Combin che si vede rimontato da Cereser e sbaglia malamente la conclusione. L’arbitro Francescon fischia la fine delle ostilità e si decide tutto ai tiri di rigore che, rispetto a quanto accade oggi, sono sei e possono essere battuti dallo stesso calciatore, con la facoltà di cambiare tiratore in corsa. I granata scelgono Angelo Cereser, uno che dal dischetto ne ha messi due contro la Juventus nella stessa partita. I rossoneri, ovviamente, optano per Gianni Rivera che, nonostante una partita davvero deludente, ha il maggior concentrato di tecnica e personalità per risolvere la situazione fra i presenti in campo. Dalle 20,30 alle 20,38 si assiste a un vero e proprio thriller.

Inizia Cereser, ma la conclusione è centrale: Belli respinge. Rivera va a segno portando in vantaggio il Milan. A sorpresa il Toro cambia tiratore e a entrare in punta di piedi nella storia granata è Sergio Maddè. Il nativo di Dresano è un centrocampista dai piedi buoni che ha mosso i primi passi nel calcio che conta proprio in maglia rossonera prima di approdare a Verona dove è stato fondamentale per portare i gialloblù in serie A. Voluto sotto la Mole dal suo ex tecnico Cadè, l’ex di turno ha il suo appuntamento con la storia sotto la curva sud dove sono raggruppati i tifosi del Toro. Il rigore va a segno, ma Rivera lo imita: 2-1 per il Milan. Succede lo stesso nel turno successivo, entrambi a segno e Milan avanti 3-2 a metà percorso. Cadè e Giagnoni sono seduti in tribuna, fianco a fianco, in un oggi impensabile passaggio di consegne fra mister. É come se il Toro avesse contemporaneamente tre allenatori tra panchina e spalti. Sul 2-3 Cadè dubita: Rivera è troppo freddo, non può fallire. Giagnoni ci crede ancora e dice che nessuno è in grado di segnare sei rigori consecutivi, nemmeno in allenamento. Maddè continua a segnare, ma il “Golden Boy” improvvisamente si inceppa. Agroppi gli contesta la sistemazione del pallone, il numero dieci rossonero perde quell’attimo di concentrazione e gli è fatale: Castellini para. Siamo 3-3. Cadè cambia completamente prospettive e crede a un’ulteriore parata di Castellini.

Maddè continua a essere glaciale e trasforma anche il quinto rigore portando per la prima volta il Toro in vantaggio. Qualcuno pensa che Rocco possa sostituire Rivera che sembra stanco e demoralizzato, ma è ancora il fuoriclasse milanista ad arrivare agli undici metri. Conclusione fiacca e centrale, Castellini giaguareggia ancora e blocca. Con le regole di oggi il Torino avrebbe già vinto, ma allora manca ancora un tiro. Se, secondo Giagnoni, non si possono segnare sei rigori consecutivi, con cinque il discorso cambia e Maddè realizza ancora mettendo la coppa fra le mani di Ferrini. Rivera rinuncia a calciare l’ultimo, inutile, penalty. Sugli spalti la folla esulta, in campo pure coi giocatori allenati da Cancian che festeggiano come matti lasciandosi alle spalle nel modo più bello una stagione dove ne sono capitate di tutti i colori. Cadè si unisce alla gioia in campo (ovviamente la Coppa Italia è principalmente sua), arriva anche un Pianelli trafelato per il giro di campo e la felicità esonda mentre Rivera si lamenta per il quarto rigore di Maddè, a suo avviso calciato a serie ferma e prima annullato e poi convalidato da Francescon, e per Castellini colpevole di muoversi in avanti invece che sulla linea, ma sono stille di veleno su cui si può soprassedere. Qualche sassolino se lo tolgono anche i granata sottolineando i complimenti dell’arbitro Francescon per l’atteggiamento avuto in campo, a smentire la cattiva fama con cui si era arrivati alla finale, ma poi c’è posto solo per il trionfo. La coppa viene usata per brindare a champagne, mentre le primissime ombre della sera vengono a salutare l’epilogo di questa felicità di quasi mezza estate. Anche due sposini in luna di miele a Malta manderanno un telegramma di felicitazioni che verrà recapitata a La Stampa: l’amore per il Toro è davvero senza confini.

Classe 1979, tifoso del Toro dal 1985 grazie a Junior (0 meglio, a una sua figurina). Il primo ricordo un gol di Pusceddu a San Siro, la prima incazzatura l'eliminazione col Tirol, nutro un culto laico per Policano, Lentini e...Marinelli. A volte penso alla traversa di Sordo e capisco che non mi è ancora passata.

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