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Granata dall'Europa

Sempre più in basso

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La rubrica su Toro News di Michele Cercone: "Invece di attaccare Vanoli adesso, presidente e DS farebbero meglio a mettere in discussione il proprio operato"
Michele Cercone Columnist 

La stagione appena terminata ha messo a dura prova i tifosi granata dall'inizio alla fine, ed i suoi strascichi continuano a generare malumore ed incertezza. Dopo aver affossato già a dicembre qualsiasi speranza di un piazzamento europeo, il nostro campionato ha oscillato tra il possibile baratro di una lotta per la retrocessione e l'ignava serie di prestazioni indecorose che hanno accompagnato un fine stagione deludente. Neanche la chiusura del campionato ha portato un minimo di tranquillità, ed anzi ha acuito nei tifosi la certezza dell'incapacità del Torino FC di scegliere, almeno per una volta, la strada giusta.

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Quando si è in un buco meglio smettere di scavare, dice un adagio britannico, che tutti i responsabili della società dovrebbero far proprio in questo momento, invece di continuare a sprofondare in un pozzo di incompetenza generalizzata. L'unico vantaggio di un fine stagione in calando, vissuto senza amor proprio e senza darsi pensiero delle decine di migliaia di tifosi che hanno riempito lo stadio, poteva essere il tempo. Più tempo per pensare al futuro, rafforzando la posizione del mister e individuando giocatori dai profili adatti, più tempo per preparare contatti e muoversi in anticipo rispetto alle concorrenti, più tempo per creare le condizioni di una nuova stagione con obiettivi diversi. Nulla di tutto questo è accaduto, ed anzi, dalla padella di una stagione orripilante si è caduti nella brace di uno stallo senza senso sull'allenatore e sul futuro della squadra. Come decine di altri allenatori prima di lui, Vanoli è stato indicato ai tifosi come facile capo espiatorio delle deficienze e delle carenze strutturali decennali della società. Stavolta però il giochino non è riuscito, perché non si capisce davvero cosa possa essere addebitato ad un allenatore alla prima esperienza in serie A, a cui sono stati venduti Buongiorno e Bellanova, e che è stato riempito di Pedersen, Sosa, Walukiewicz, Coco e compagnia cantante.

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Da gennaio, quando a Vanoli sono stati messi a disposizione degli onesti mestieranti (si badi bene non dei giocatori sopra la norma), il mister ha saputo trovare il bandolo della matassa e ha traghettato una squadra mediocre verso il triste posto che ha meritato in classifica. Resta la macchia delle ultime gare senza nerbo e senza carattere, ma in termini di risultati vincere due o tre di quelle gare non avrebbe portato oltre un decimo posto. Invece di attaccare Vanoli adesso, presidente e DS farebbero meglio a mettere in discussione il proprio operato sul mercato estivo, e a rimediare agli errori di struttura e di metodo che zavorrano sistematicamente il Toro. Un breve giro tra gli addetti ai lavori fa emergere lacune che si ripetono tristemente da oltre un decennio: mancanza di un sistema di scouting efficace, poca attenzione ai giovani e ai campionati emergenti, rete gerarchica farraginosa che allunga a dismisura i tempi delle trattative, poca attrattiva a causa delle scarse ambizioni.

Sono questi (e molti altri) i problemi che andrebbero affrontati e risolti, senza cercare di gettare fumo negli occhi puntando il dito contro le dichiarazioni di Vanoli e i suoi errori di gestione, inevitabili in un rookie della massima serie. Continuando a scavare sempre più in basso in questa maniera dissennata, si minano le fondamenta anche della prossima stagione, che già di per se appare estremamente complicata. La struttura della squadra è completamente da rifare, e quei quattro-cinque onesti pedatori che rimarranno in granata non possono certo rappresentare una base su cui costruire una squadra competitiva in serie A. Che alla guida della squadra venga confermato Vanoli, o che arrivi un nuovo allenatore, l'attuale situazione di instabilità e incertezza è un errore marchiano, che si aggiunge ai tanti già visti finora. Sarebbe tempo di smettere di dare badilate senza senso nella direzione sbagliata, con il solo risultato di allargare il divario tra il Torino FC e il Toro, ma soprattutto, tra una società senza più scusanti e i tifosi che vogliono e meritano di più.

Il Toro, il giornalismo e l'Europa da sempre nel cuore. Degli ultimi due ho fatto la mia professione principale; il primo rimane la mia grande passione. Inviato, corrispondente, poi portavoce e manager della comunicazione per Commissione e Parlamento Ue, mi occupo soprattutto di politica e affari europei. Da sempre appassionato di sport, mi sono concesso anche qualche interessante esperienza professionale nel mondo del calcio da responsabile della comunicazione di Casa Azzurri. Osservo con curiosità il mondo da Bruxelles, con il Toro nel cuore. Mi esprimo a titolo esclusivamente personale e totalmente gratuito.

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