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NEL SEGNO DEL TORO

A chi ci si riferisce con il termine Volpina?

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Torna "Nel Segno del Toro", la rubrica a cura di Stefano Budicin: "Menti era un'ala temibilmente astuta. E fu proprio lui a calciare l’ultimo gol del Grande Torino, contro il Benfica, su calcio di rigore, in quel 3 maggio 1949"

Stefano Budicin

A chi ci si riferisce con il termine "Volpina"? Il mondo del calcio è pieno di appellativi curiosi. Molti di essi sono facili da spiegare perché balzano subito all’occhio come attributi a certe caratteristiche fisiche dei giocatori. Chi non saprebbe riconoscere subito il motivo che si cela dietro la scelta, per Angelo Cereser, del soprannome “Trincea?” Eppure, vi sono alcuni termini che si fa fatica a capire subito. Uno di questi è proprio Volpina. A chi si riferisce? Per quale motivo?

Cominciamo col dire che stiamo parlando dell'ala destra, il numero 7, nient'altri che di Romeo Menti, figura legata al Grande Torino e alla Nazionale. Menti era anche noto come il "cannone silenzioso". Sembra assurdo, visto che un cannone è tutto meno che uno strumento che sia capace di essere silenzioso. Eppure, il soprannome che Menti si era guadagnato era frutto di una logica sensata, che i tifosi granata conoscevano bene. Infatti, se il suo tiro in porta, specie se calciato sulle punizioni al limite dell'area, era simile a una cannonata, andava riconosciuto che, in una conversazione, Menti era silenzioso come un fantasma.

Da ciò si ricavò quindi il termine "cannone silenzioso", perché quando calciava Menti era capace di autentiche cannonate, ma silenzioso per quanto riguardava i suoi momenti da conversatore borghese. Ma gli amici più intimi ricordano il calciatore anche con il termine "Volpina", appellativo che più di tutti viene ricordato dai tifosi. Da cosa si deduce? Ma naturalmente dal suo modo di giocare. Menti, infatti, era un'ala temibilmente astuta. E anche se apparentemente dava l'idea di giocare sempre lo stesso gioco, era in verità capace di finezze e intuizioni straordinarie.

Alla velocità d’azione il Volpina abbinava sempre una finta, uno stop improvviso, un moto ondoso del corpo, uno scarto; gesti, tutti, che contribuivano a liberare all’ala corridoi o soluzioni inedite per andare a segno. Cosa che Menti riusciva quasi sempre a fare. E fu proprio Menti a calciare l’ultimo gol del Grande Torino, contro il Benfica, su calcio di rigore, in quel 3 maggio 1949 che acquista una pregnanza simbolica tremenda se pensiamo che il giorno seguente segnerà la fine degli Invincibili. L’ultima grande azione di una squadra impossibile da dimenticare.

Laureato in Lingue Straniere, scrivo dall’età di undici anni. Adoro viaggiare e ricercare l’eccellenza nelle cose di tutti i giorni. Capricorno ascendente Toro, calmo e paziente e orientato all’ottimismo, scrivo nel segno di una curiosità che non conosce confini.

Attraverso le sue rubriche, grazie al lavoro di qualificati opinionisti, Toro News offre ai propri lettori spunti di riflessione ed approfondimenti di carattere indipendente sul Torino e non solo. 

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