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Esclusiva

L’ultima intervista di Bolchi a TN: “Meroni rimarrà sempre con me”

L’ultima intervista di Bolchi a TN: “Meroni rimarrà sempre con me” - immagine 1
In esclusiva le parole dell'ex centrocampista di Inter e Torino in vista della partita di sabato alle 18 tra nerazzurri e granata

Andrea Calderoni

Quella riportata di seguito, è l'ultima intervista di Bruno Bolchi ai microfoni di Toro News,rilasciata due giorni prima di Inter-Torino dello scorso 10 settembre. Le due squadre in questione, sono state le più importanti della sua carriera da calciatore. Ieri, martedì 27 settembre, Bruno Bolchi è scomparso, all'età di 82 anni: Toro news lo ricorda come un grande personaggio del calcio, sempre disponibile e gentile.

Buongiorno Bruno, che partita si aspetta sabato?

"Penso che le due squadre abbiano dei valori differenti. L'Inter è più forte del Toro e quindi mi aspetto un'Inter consapevole della propria forza che proverà a fare la partita. Mi immagino un Toro orgoglioso che a sua volta tenterà di sopperire all'inferiorità tecnica. Nel calcio non vince sempre chi è tecnicamente più bravo. Mi aspetto perciò una bella partita. Ma ogni volta che ci sono di fronte Inter e Torino non so mai chi tifare, mi schiero sempre per il pareggio che accontenta tutti". 

Simone Inzaghi è stato un po' criticato in questo avvio di stagione a torto o a ragione?

"Inzaghi non deve meravigliarsi perché l'allenatore è bravo quando vince. Quando perde, invece le cose cambiano e chi non ama particolarmente un tecnico si fa sentire. Detto questo la partenza dell'Inter è stata un po' imbarazzante. Non bisogna dimenticare che ha portato a casa due punti aggiuntivi da Lecce in pieno recupero su mischia da angolo". 

L’ultima intervista di Bolchi a TN: “Meroni rimarrà sempre con me”- immagine 2

Che parere si è fatto sul Torino di Ivan Juric?

"Juric è un ottimo allenatore, l'ha dimostrato e lo continuerà a dimostrare. Nelle stagioni calcistiche, tuttavia, non bisogna mai volare troppo con la fantasia. Se si inizia a pensare troppo in grande, poi è un attimo che due sconfitte di fila, magari impreviste, ti mandano in difficoltà. Il tifoso, soprattutto quando vince, deve vivere serenamente il momento senza fantasticare troppo. Comunque, penso che i granata possano fare un buon campionato". 

Bremer è stato vicino all'Inter, poi è finito alla Juventus. Faceva comodo il brasiliano?

"L'Inter è già attrezzata, poi se arriva uno bravo tanto meglio. Però, entrano in gioco fattori non soltanto tecnici ma anche e soprattutto economici. Le società devono fare i loro conti e non possono comprare illimitatamente".

Il Torino è guidato da 17 anni da Urbano Cairo: cosa pensa di questo lungo regno? Si poteva ambire a qualcosa di diverso, di migliore?

"Personalmente ho fatto i miei complimenti a Cairo perché essere a capo di una società al giorno d'oggi è un problema enorme. A mio modo di vedere un imprenditore che decide di diventare presidente di un club di calcio dimostra di per sé un grande coraggio. Le cifre che si leggono oggi ti mettono i brividi. Penso che Cairo abbia portato avanti bene il Toro. Mi auguro che resti a lungo perché ritengo che potrà fare sempre bene al club granata". 

Meroni

Torniamo indietro ai cinque anni vissuti al Torino: il suo primo pensiero?

"Il mio primo pensiero è senza dubbio Meroni. In quei cinque anni ho vissuto momenti positivi e negativi, ma la vicenda di Meroni non uscirà mai dalla mia testa come da quella di tutti i tifosi". 

"Gigi sapeva inventare qualsiasi cosa e sapeva divertirsi. Il suo limite, ogni tanto, era quello che voleva divertirsi troppo: con la porta vuota, a mio parere, non avrebbe appoggiato la sfera dentro ma avrebbe aspettato volentieri il portiere per dribblarlo. Per lui il calcio era divertimento". 

E l'uomo?

"In tanti lo criticavano per le sue stravaganze. Aveva però un pregio: non era falso, era un sincero. Faceva quello che gli piaceva. Arrivava al campo con due calze differenti, noi glielo facevamo notare e lui come se niente fosse ci diceva che non facevano differenza due calzini di colore diverso. Era un buono d'animo e la sua scomparsa fu un vero shock".

 Ha giocato anche con il "Capitano dei Capitani", Giorgio Ferrini. Lui com'era?

"Ferrini era l'opposto. Era la persona seria, integra, rispettosa di tutte le regole. Veniva al campo con questo spirito. Vi spiego un'azione che simboleggia Ferrini. Era un derby contro la Juventus. A un certo momento il pallone va verso il fallo laterale, io non ero un dribblatore eppure fui capace di fare un paio di finte e di prendere il fondo campo. Effettuai il cross, Ferrini arrivò con la sua testa e segnò il gol vittoria. Si tratta di una cosa che ricorderò fino a quando starò in vita". 

Il Toro di quegli anni era diverso da tutto e tutti?

"Sì, il Toro era il Toro. Quando arrivavi al Filadelfia e respiravi la medesima aria del Grande Torino, non potevi rimanere indifferente. Sono stato cinque anni granata e quel lustro rappresenta un momento della mia vita che non dimenticherò mai". 

E il tifoso del Toro le ha dato tanto?

"Sì, un vero passionale. Non so se le cose sono cambiate, ma una volta il tifoso del Toro si sentiva a disagio nei confronti del tifoso della Juventus. I granata erano gli operai, i bianconeri i padroni. E tutti i giorni quando venivano al campo dopo il lavoro, noi le sentivamo vicine queste persone e sicuramente davamo qualcosa in più". 

Un'ultima domanda, in realtà doveva essere la prima: come sta?

"Siccome ho 82 anni, non mi lamento. La salute mi sorregge. Ho una bella famiglia con figli e nipoti. Sono veramente felice". 

 

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