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Mazzarri si racconta da Condò: “Il Toro incarna da sempre lo spirito delle mie squadre”

Andrea Calderoni

 Fiorentina-Torino, Walter Mazzarri

Parlando delle sue esperienze da tecnico, Mazzarri non ha palesato dubbi, affermando: "Tutte le mie squadre hanno sempre avuto un'identità. Fino all'ultimo secondo bisogna dare il massimo. Io sto sempre dalla parte dei miei giocatori, ma pretendo da loro il massimo impegno, sempre. Soltanto se hai orgoglio puoi prevalere sull'avversario. Prendo sempre come esempio Gattuso: uomo vero dentro e fuori dal campo. Ritengo che un calciatore deve sentire la sconfitta dentro, deve soffrire per una sconfitta. Il silenzio della sofferenza è quello che voglio percepire nel mio spogliatoio quando un match non va nel migliore dei modi". E sul calcio in generale ha idee chiare il 58enne toscano. "Ci vuole quantità, oltre a qualità - ha sottolineato -. Il primo concetto da sviluppare con i giocatori è: dovete lavorare bene. I principi del mondo del lavoro non possono mancare nel calcio. Ho imparato queste cose dalla mia famiglia. In estate da ragazzo non ho mai fatto le vacanze. Giocavo con la 10 della Fiorentina nelle giovanili, ma mio papà mi obbligava ad andare a lavorare per far riposare mamma. E poi non ho mai mancato gli studi, anche se non mi sono laureato: è questo un mio grande rammarico. La sociologia e la psicologia mi sono sempre servite, già nella mia prima esperienza da allenatore all'Acireale. Ho capito che potevo fare questo mestiere a Livorno, quando fummo promossi dopo 55 anni. Sapevo di avere ancora dei difetti, ma sapevo anche di essere una persona con potenzialità. Se non hai ansia ed adrenalina è meglio che stai a casa e non fai l'allenatore".

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