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C’è del marcio in Curva Primavera?

Rubriche / Il calcio è dei tifosi, che non sono spettatori o clienti (intendi Andrea Agnelli?), ma bensì proprietari eterni del marchio e delle gesta della loro squadra del cuore

Anthony Weatherill

"“Sappiamo ciò che siamo ma non

"                                                               quello che potremmo essere ”  

" William Shakespeare 

"Sugli incidenti avvenuti in “Curva Primavera” nel corso dell’ultimo Torino-Inter, sono state dette e scritte moltissime cose, alcune addirittura tra loro contraddittorie. In quel settore dello “Stadio Olimpico Grande Torino” da tempo erano venduti biglietti anche a tifosi delle squadre avversarie. Tifosi non ultrà, naturalmente, Ma che volevano assistere tranquillamente all’incontro della loro squadra del cuore contro il Torino. “Un esempio a livello nazionale –ha spiegato il questore di Torino Giuseppe De Matteis- che gli ultrà volevano eliminare attraverso risse e altre condotte violente, compresi cori offensivi e discriminatori”. Questi ultras a volere lo scempio di un progetto di convivenza pacifica tra tifosi sono, come ormai è noto a tutta l’Italia, i “Torino Hooligans”.Un gruppo dissidente della “Curva Maratona”, storico luogo del tifo organizzato granata, spostatosi nella “Curva Primavera” per rendere plastica e chiara una visione diversa di appoggio alle vicende del club presieduto da Urbano Cairo.

"A sentire De Matteis, quindi, sembra che questa presenza di tifosi avversari in Curva Primavera fosse una sorta “di esperimento sociale” per cercare di “di far ritornare lo stadio un luogo di festa”. Si è quindi scoperto, seguendo il filo logico di un questore di Torino in verità apparso abbastanza confuso,  come addirittura il Capo della Polizia Franco Gabrielli sia seriamente intenzionato a “riconsegnare gli stadi agli sportivi e alle famiglie”. De Matteis ha poi proseguito sostenendo di aspettarsi le reazioni degli ultras, che comunque “non fanno paura e non ci fanno intimidire”. E’ sembrata, questa di De Matteis, più una improvvisa, e inattesa, dichiarazione di guerra al tifo organizzato, che un tentativo di mettere ordine ad una vicenda dai risvolti molto oscuri. Auspicando lo stadio come un posto pacifico e ringraziando le forze dell’ordine per il loro prezioso lavoro, cerchiamo però di mettere in moto un po’ di quel senso logico ancora rimasto.

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"Perché c’è un dato oggettivo abbastanza evidente a porre in modo assordante un’inquietante domanda: chi ha venduto i biglietti della Curva Primavera agli ultras dell’Inter? Una domanda che poi, ad effetto domino, porta ad un’altra domanda: come hanno fatto, le forze dell’ordine adibite al controllo dell’ingresso della Curva Primavera, a non accorgersi di trovarsi di fronte ad una frangia ultras di tifosi nerazzurri? Perché certo non si può pensare ad un esperimento sociale pensato per tifoserie ultras. Ma supponendo una distrazione nella vendita dei biglietti, possibile che nessuno, tra le forze dell’ordine, si sia accorto l’ingresso di ultras interisti in “Curva Primavera”? Forse avrebbero dovuto accorgersene perché, per stessa ammissione del Questore di Torino, in quel settore dello stadio si sarebbero trovati accanto ai “Torino Hooligans”, da tempo sotto osservazione come possibili provocatori di risse e violenze di ogni genere.

"Ergo, praticamente si è andati incontro a degli scontri certi, con una miriade di tifosi interisti e granata “normali”, ignari di quello che stavano rischiando entrando in quel settore dello Stadio Olimpico. E le numerose immagini di quella giornata di terrore in curva parlano chiaro: a provare a dirimere la contesa tra “Torino Hooligans” e ultras interisti c’erano solo due steward. Quello che si è rischiato, ad essere chiari, sono stati degli “incidenti da panico”, cioè quegli incidenti provocati in luoghi pubblici affollati quando improvvisamente la gente comincia a scappare terrorizzata senza più essere lucida nei propri movimenti. Negli stadi moniti funesti sono stati gli accadimenti dell’Heysel e di Hillsborough(39 e 96 morti), dove le vittime furono provocate per panico più che per scontri.

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"Se questo esempio, o esperimento sociale (lo si chiami come si voglia) condotto a Torino ha portato ad un rischio del genere, ovvio come qualcuno debba risponderne e pagarne la responsabilità. Perché tale esperimento non poteva, e non doveva, essere portato avanti senza avvertirne preventivamente i tifosi granata, che avevano il diritto di sapere tutto sulle intenzioni di forze dell’ordine e società Torino Calcio, quest’ultima con maggiore responsabilità. Perché, a differenza delle forze dell’ordine, dovrebbe ritenere i suoi tifosi come parte integrante del proprio progetto sportivo. Dovrebbe considerare lo “Stadio Olimpico Grande Torino” come la casa di tutti i tifosi del Toro, un luogo dove ci si ritrova, in tutta sicurezza, a contribuire al sostegno della squadra del cuore e a rinvigorire la memoria granata. Invece qualcuno(Cairo o chi?) ha deciso come questa casa possa essere frequentata anche da non “familiari” per dare il via ad un esempio positivo di convivenza pacifica tra tifoserie di fede opposta. Siamo, ancora una volta, davanti a qualcosa calata dall’alto da non si sa quale giudizio o potere, e in spregio a qualsiasi opinione o sentimento espresso dai tifosi. I quali potevano, e potrebbero, anche non essere d’accordo di ritrovarsi con tifosi avversari nello stesso settore dello stadio. E’ incredibile, da parte delle autorità sportive e politiche, come si tenti continuamente di ridurre lo sport del calcio ad un semplice fenomeno di spettacolo. E’ suicida, culturalmente e socialmente, aver fatto imboccare al calcio la via della decontestualizzazione dai propri valori costitutivi.

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"Il calcio è dei tifosi, che non sono spettatori o clienti (intendi Andrea Agnelli?), ma bensì proprietari eterni del marchio e delle gesta della loro squadra del cuore.  Sono i tifosi, e solo loro, a dover scegliere ciò che deve avvenire o non deve avvenire a casa loro. Ovviamente nel rispetto di tutte le leggi vigenti. Ma in Italia ormai è difficile veramente capire cosa i “padroni del vapore” vogliano realmente. Hanno voluto l’euro, senza preparare con adeguate riforme il Paese a subirne le conseguenze epocali a livello socio/economico, così come allo stesso modo hanno voluto una “Serie A”  a modello mercantile inglese, senza aver imposto ai club un modello di libero mercato atto a far funzionare il calcio veramente come un’industria dello spettacolo. E la confusione regna sovrana, senza una visione progettuale degna della storia del calcio italiano.

"Forse bisognerebbe abbracciare il modello tedesco, che vede i tifosi coinvolti, attraverso l’azionariato popolare, direttamente nella vita dei loro club. Il Bayern di Monaco, certamente non l’ultima squadra del mondo, ha più di centocinquantamila soci a decidere le sorti del club dalle giovanili alla prima squadra. Soci che hanno dato vita a strutture logistiche al servizio non solo dei tifosi, ma della città di Monaco. E questa è la condizione della quasi totalità dei club tedeschi. Senza il consenso dei tifosi, nessun esperimento sociale potrebbe essere condotto all’interno dell’Allianz Arena.  Questo perché uno stato, e il suo potere politico e istituzionale, non può fare tutto, altrimenti si arriverebbe nella condizione di vivere in uno “stato etico”. Condizione tristemente già ben conosciuta in passato dai tedeschi. Una qualche reazione sarebbe dovuta arrivare dalla Federcalcio ma, al solito, Gabriele Gravina ha brillato per latitanza. La Federcalcio avrebbe dovuto almeno ricordare  come un esperimento sociale dovrebbe avere anche un aspetto culturale, e quindi partire dalle scuole. Sono state fatte molte ipotesi sugli accadimenti di Torino-Inter, qualcuno è arrivato persino a teorizzare che si siano voluti creare presupposti per gli scontri tra ultras, per espellere dalla “Curva Primavera” i “Torino Hooligans”.

"Ma al netto di queste ipotesi, credo che la società Torino Calcio abbia molto da farsi perdonare dai suoi tifosi, perché ciò che è accaduto in “Curva Primavera” è intollerabile. Consiglierei a Cairo e ai suoi collaboratori di ripartire, nel ricucire il “sentiment” con i tifosi, dal Filadelfia. In quello straordinario luogo c’è tutto quel che ci deve essere per tornare a costruire la visione granata del mondo. I tifosi, però, decidano anche di prendere in mano il loro destino chiedendo giustizia e accertamento di responsabilità. Tutti i tifosi lo decidano, (perché a Torino sono rimaste vittime anche i tifosi interisti “normali”). Prendano esempio dai francesi, che hanno bloccato Parigi per svariati giorni, per protestare contro l’innalzamento dell’età pensionabile. In quei giorni hanno rinunciato a tutto, trasporti e carburante compresi, e alla fine hanno fatto ritirare al loro governo il provvedimento. Ricordando a tutti i noi come i numeri, compresi quelli dei fatturati, siano nati per essere al servizio degli uomini, e non il contrario. In questa differenza, c’è tutto il mistero e il significato del mondo. Che è di tutti noi, nessuno escluso.

(ha collaborato Carmelo Pennisi)

Anthony Weatherhill, originario di Manchester e nipote dello storico coach Matt Busby, si occupa da tempo di politica sportiva. E’ il vero ideatore della Tessera del Tifoso, poi arrivata in Italia sulla base di tutt’altri presupposti e intendimenti.

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