Lavorare per il futuro: questo è il principale obiettivo di un settore giovanile, e non a caso è proprio questo concetto ad aver dato il nome alla nostra rubrica. Un futuro che, per quanto riguarda il vivaio granata, parte da lontano, e si estrinseca nel numero importantissimo di ragazzi protagonisti delle formazioni professionistiche provenienti dalla Scuola Calcio, e passati attraverso tutta la trafila.
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Torino, Andrea Menghini: il lavoro nell’ombra e una serietà che paga
C’è una categoria nel quale questo fenomeno si evidenzia particolarmente: si tratta degli Under 17 (fino a una stagione fa denominati tradizionalmente “Allievi Nazionali”), fascia di età nella quale il Torino ha storicamente sempre fatto molto bene, pur senza vincere mai un titolo italiano, a differenza di quanto avvenuto per Primavera (nel quale i granata sono addirittura i più titolati d’Italia), Berretti e Giovanissimi.
Sulla panchina della categoria, siede (per modo di dire… perché seduto davvero non l’ho mai visto, tutt’altro!) da ormai tre stagioni Andrea Menghini. Un “Figlio del Fila” da calciatore, ma anche da tecnico, con un’esperienza ormai quindicennale nel vivaio, in costante crescita: scelto da Massimo Bava per i Giovanissimi Nazionali ’98 nel 2012/2013, nel 2013/2014 ha fatto il salto di categoria, dedicandosi agli Allievi Nazionali ’97, confermandosi nella stagione successiva coi ’98 e in quella in corso coi ’99.
Un lavoro “nell’ombra”, sicuramente meno celebrato mediaticamente di quello effettuato in Primavera da Moreno Longo, sia per comprensibili “gerarchie” di categoria (la Primavera resta la vera vetrina di un settore giovanile, ed i risultati ottenuti dal club granata li conosciamo tutti), sia per le caratteristiche del tecnico granata, che non ama stare sotto i riflettori e preferisce lavorare a testa bassa.
I risultati, del resto, parlano chiaro: non solo un ruolino di marcia impressionante in questo avvio di campionato (10 vittorie su 11, tutte consecutive dopo il beffardo ko all’esordio a Vercelli), e un cammino analogo nel girone di ritorno della passata stagione, culminato con la vittoria nel Girone A e la qualificazione in Final Eight che mancava dal 2012, ma anche, e soprattutto, uno stile improntato alla sobrietà, alla serietà e al senso del lavoro.
Longo e Menghini sono personaggi molto differenti, ma hanno almeno due cose in comune: entrambi chiedono ai propri giocatori un atteggiamento importante anche fuori dal campo ed entrambi conoscono bene il valore della maglia granata, trasmettendolo al gruppo.
C’è una parola ricorrente nel vocabolario del tecnico degli Under 17, la parola “crescita”, usata tutt’altro che a sproposito. Il passaggio da questa categoria, la prima realmente competitiva sul campo (solo club di A e B), ha un valore importante per i ragazzi anche umanamente: agli ordini di mister Menghini conta una cosa sola, l’impegno, ed il talento, se non accompagnato dalla voglia di sacrificarsi, di mettersi a disposizione, e di crescere, non basta. Quello del tecnico granata, a volte anche “severo” quanto basta, non è un lavoro ossessivo su tattica e risultati, ma soprattutto sulla maturità dei ragazzi, chiamati a dimostrare, in questa fase cruciale della propria giovane “carriera”, di poter essere all’altezza di provare davvero a diventare calciatore. Non solo: per molti giovani granata, Menghini ha un ruolo quasi “paterno”, avendo anche la responsabilità sul Convitto, la struttura dove alloggiano i ragazzi di tutte le categorie provenienti da fuori Torino, e alloggiati a due passi dallo Stadio Filadelfia.
Ecco perché quelli che una volta si definivano Allievi Nazionali hanno sempre rappresentato, in casa granata, un gruppo speciale, al di là del valore tecnico e dei risultati. Questa fascia di età è una vera e propria una palestra, un passaggio che ha sempre fatto bene ai giocatori che, poi, in questi anni abbiamo visto brillare in Primavera.
Già, la Primavera: la presenza di una Berretti, la cui rosa è necessariamente amplissima anche per il supporto dato agli allenamenti della Prima squadra, “diluisce” e talvolta frammenta il salto diretto di categoria dei ragazzi, ma dalle mani di Menghini sono passati i vari Simone Edera (un giocatore letteralmente trasformato dal tecnico granata nel girone di ritorno del 2013/2014), Federico Zenuni (Capitano e trascinatore nella medesima stagione, destinato ad un avvio in Berretti in quella successiva ma poi grande protagonista nello Scudetto Primavera del 2015) ed oggi Simone Auriletto, difensore plasmato da Menghini fin dai Giovanissimi e preparato al meglio per il grande salto. Nella stagione in corso, invece, sorprende la grandissima crescita di un talento come Riccardo Sottil: il fantasista “figlio d’arte”, finora spesso penalizzato dalla continuità, sta finalmente trovando il ritmo giusto e le condizioni ideali per esprimere la propria grande qualità in prospettiva.
La serietà paga, e tra i tanti segreti del #ToroDelFuturo c’è anche il lavoro a luci spente del “Mengo”, come viene soprannominato nell’ambiente: se, come sembra assai probabile, Moreno Longo sarà destinato ad un’avventura tra i professionisti (contratto in scadenza nel 2017), potrebbe essere proprio quello dell’ex centrocampista il nome giusto per la panchina più in vista, quella della Primavera. Un “cursus honorum” già vissuto da Antonino Asta e dallo stesso Longo, l’ennesimo segnale di continuità di un vivaio che è tornato a darsi un valore e soprattutto un’identità. Ma, almeno in questo caso, il futuro conta poco nella quotidianità del lavoro svolto dagli Under 17 sul sintetico di Grugliasco: lì si corre, si suda e si pensa soltanto a crescere, guidati da un allenatore cui interessa la sostanza e ben poco i fronzoli. Uno da Toro…
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