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Juventus in cantiere: Spalletti prepara il derby

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L'analisi del prossimo avversario del Torino
Andrea Croveri

Messi e Cristiano Ronaldo, sale e pepe, cane e gatto. Toro e Juve. Non c’è niente di più diverso — anzi, di più opposto — dei due club che si dividono il territorio torinese. Eppure, in questa stagione, qualcosa li accomuna: un avvio difficile. Pochi gol, attaccanti a corto di numeri, difese incerte e atteggiamenti sbagliati hanno allontanato i tifosi durante l'avvio di stagione, delusi da un inizio preoccupante e ben sotto le aspettative. Poi, lentamente, qualcosa è cambiato: più equilibrio, più convinzione, più punti. Del resto, come diceva qualcuno non troppo tempo fa: "Il calcio è molto semplice". Il Torino ha scelto la via della fiducia: Baroni è rimasto in panchina, ha riconsiderato i propri errori e ha sperimentato molto — dal 4-2-3-1 al 4-3-3, fino alla difesa a tre e poi alle due punte — riuscendo a ridare compattezza e identità alla squadra. La Juventus, invece, ha optato per la soluzione opposta: fuori Tudor, dentro Luciano Spalletti, ex ct della Nazionale ed ex campione d’Italia.

Il prossimo avversario del Torino

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Caos: forse è questa la parola che meglio descrive la Juventus dell'ultimo periodo. La scorsa stagione doveva rappresentare il nuovo inizio. Via Massimiliano Allegri, dentro Thiago Motta. Tanti volti nuovi e una rosa quasi completamente rinnovata affidata all’ex tecnico del Bologna. Ma il progetto si è incrinato presto: a marzo 2025 Motta è stato esonerato, lasciando la panchina a Igor Tudor, che ha chiuso la stagione conquistando la qualificazione in Champions League. In estate la società ha deciso di puntare ancora su di lui, pur senza garantirgli il mercato ricco di innesti riservato al suo predecessore. Il risultato? 12 punti in 8 giornate di campionato e un cammino europeo senza vittorie. L’avventura del tecnico croato a Torino è durata appena pochi mesi. E adesso? Luciano Spalletti, con l'arduo compito di trovare ordine e ridare alla Juventus una chiara identità.

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Spalletti ha iniziato la sua avventura alla Juventus con un debutto convincente contro la Cremonese, portando subito punti e qualche novità. Il tecnico ha proposto un 3-4-3 flessibile, capace di trasformarsi in un 3-5-2, mantenendo la struttura di Tudor, ma cambiando volto alla squadra grazie a un atteggiamento più intenso e propositivo. Tra le mosse più interessanti spicca Koopmeiners schierato come braccetto sinistro: una scelta inedita, ma riuscita, con l’olandese che in fase di possesso si accentra accanto a Gatti per costruire l’azione. Spalletti ha rilanciato Kostic, dato fiducia a Openda e confermato Vlahovic come riferimento offensivo, nonostante le incertezze sul rinnovo. McKennie interpreta un ruolo da mezzala, ricordando i movimenti di Anguissa o Zielinski nel Napoli del terzo scudetto. Il gioco punta spesso sulla verticalità, con lanci diretti e movimenti rapidi verso la punta. Nel debutto in Champions del 4 novembre, Spalletti ha affidato la squadra ai giocatori più esperti — McKennie, Conceiçao e Gatti — lasciando i nuovi in panchina, salvo sceglierne qualcuno da mandare sul campo a partita in corso. Vlahovic ha trovato il gol e guidato i compagni prima di uscire per "un dolorino al flessore", come lui stesso ha dichiarato a fine match. Nel complesso, l’impatto di Spalletti è stato immediato: idee chiare, principi riconoscibili e una squadra che sembra già più viva. Dal punto di vista bianconero, l’ingresso del nuovo tecnico convince, anche se il vero lavoro, quello più profondo e duraturo, è appena cominciato.