Il primo discorso intrapreso dai quattro è un confronto tra il loro calcio (diverso per ciascuno, naturalmente) e quello di oggi. In particolare, Rosina racconta esperienze legate anche alla sua scuola calcio, gestita dal padre e dal fratello: "La mia scuola calcio ha organizzato delle amichevoli qui a Torino, una contro il Toro e una contro la Juve…anche lì è uguale. Sui fondamentali si perdono completamente. - Insegnare i fondamentali pensano che sia vecchio - interviene Benedetti. Quando Pirlo - prosegue Rosina - si è messo lì ha fatto un danno catastrofico, anche Guardiola quando è diventato allenatore: hanno stravolto il calcio. Vi ricordate la forca? Io ero in una squadra di paese ed ero il più bravino, e facevo un’ora e mezza di questa roba. Mio padre l’ha fatta fare ai giocatori di adesso: non riescono". A sottolineare un problema odierno interviene anche Sclosa: "Quando facevamo il settore giovanile, dai 14 ai 16 anni non facevi tattica: prendevi il pallone e cominciavi a fare tutte le esercitazioni. Poi dai 17 cominciavi a fare tattica". L'esito della problematica è evidente, ripreso bene sempre da Alessandro Rosina: "Questa cosa si è sviluppata di come nel calcio la qualità è scesa, che è pensiero comune. Negli anni, trovare dei giocatori veramente forti ormai li trovi solo nelle grosse squadre. Invece mi ricordo Locatelli, Brienza: ti divertivi anche con quelle squadre come il Palermo". "La differenza - spiega in conclusione Sclosa - è che noi avevamo la fortuna che giocavamo tutti i giorni con il pallone. Loro fanno 3 allenamenti a settimana, 4 o 5 con la partita. L’apprendimento che avevamo noi lo facevi nel campetto, giocavamo tutti i giorni. Al Filadelfia, poi, ci allenavamo tre squadre nel campetto e la quarta sul capannone".
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