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IL TEMA

Baroni e Vieira, dal 4-2-3-1 due evoluzioni diverse

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Un solo precedente tra i due tecnici. Baroni ha cambiato modulo, farà lo stesso Vieira per dare la svolta al suo campionato?
Matteo Curreri

Un unico precedente tra Marco Baroni e Patrick Vieira e risale ad appena 184 giorni fa, il 23 aprile scorso, quando la Lazio sbancava il Ferraris di Genova con le reti di Castellanos e Dia. La formazione biancoceleste era reduce dall’eliminazione in Europa League per mano del Bodo/Glimt ed era in corsa per riconquistare l’Europa. Già allora, però, iniziavano a circolare voci su una possibile separazione tra la società e l’allenatore fiorentino: “Le voci sul sottoscritto? Non mi danno fastidio – affermava Baroni – Sono concentrato sul lavoro e sulla squadra, siamo arrivati qui insieme e abbiamo fatto un percorso molto interessante”. L’epilogo è noto: la mancata qualificazione alle competizioni continentali e il conseguente addio, con Baroni che dal 5 giugno ha sposato il Torino. Differente, invece, la traiettoria di Vieira, che da subentrato è riuscito a salvare il Genoa ed è tuttora alla guida dei rossoblù.

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Baroni e Vieira, alla base c'è il 4-2-3-1

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Se Vieira ha proseguito il proprio percorso sotto la Lanterna e Baroni si è calato in una nuova realtà, le premesse dei due – sul piano tattico – si assomigliavano parecchio. Il loro credo si fonda infatti sul 4-2-3-1. L’ex capitano dell’Arsenal degli “Invincibili” ha trovato la quadra del suo Genoa dopo essere subentrato in corsa al 3-5-2 di Gilardino, proseguendo il lavoro anche in estate, mentre lo stesso Baroni si era imposto alla Lazio con il 4-2-3-1, proponendolo inizialmente anche al Torino. Poi, di fronte a risultati insoddisfacenti e a qualche incomprensione sui giocatori a disposizione, l’allenatore granata è stato costretto a dei compromessi, tradendo in parte le proprie idee iniziali. Dal 4-2-3-1 è passato al 4-3-3, quindi al 3-4-3, fino ad approdare al 3-5-2 già sperimentato con Lazio e Napoli. Baroni sembra aver trovato un’identità per la sua squadra, ma non esclude eventuali variazioni di spartito.

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Il Genoa difende bene ma segna poco

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Il Genoa di Vieira, invece, ha proseguito per la sua strada, ma finora i risultati non sono dalla parte del tecnico francese. Dopo sette giornate manca ancora il primo acuto in campionato: soltanto tre punti, frutto dei pareggi con Lecce, Como e Parma, e l'ultimo posto in compagnia della Fiorentina. Soltanto tre reti siglate, a conferma del fatto che i rossoblù figurano sì tra le prime otto squadre per grandi occasioni create (14), ma anche quinti per occasioni da rete mancate (11). Una squadra che costruisce, ma fatica terribilmente a concretizzare. Eppure, sul piano difensivo, i numeri raccontano un’altra storia: il Genoa ha subito meno gol del Torino (9 contro 13) e figura al tredicesimo posto per tiri in porta concessi (46), contro i 60 dei prossimi avversari. Segno di una struttura difensiva organizzata che, però, non trova corrispondenza in fase offensiva. Servono punti, ma Vieira - nonostante si sia parlato di un possibile cambio di modulo - sembra proiettato a seguire la strada tracciata già tempo fa, con il 4-2-3-1. Ieri, nella conferenza stampa di presentazione dell'incontro, ha sottolineato come in questa fase non si debba perdere la lucidità nelle scelte ed essere razionali. "Se non reagissi come si deve con il Toro dovrei cambiare modulo e questo non va bene", ha detto il francese, convinto di poter uscire in fretta dal momento di difficoltà.

Due percorsi differenti, ma filosofie simili: vedremo se il Toro saprà cavalcare l’ottimismo emerso dalla vittoria sul Napoli o se il Genoa riuscirà finalmente a dare il là al proprio campionato.