Tutto cominciò a Prato allo Stelvio. Marco Baroni cercava di insegnare ai suoi nuovi giocatori il modulo a lui più congeniale, il 4-2-3-1, ma le difficoltà della società di Cairo riscontrate in sede di mercato nel trovare esterni funzionali all’idea del tecnico portarono, in un test con la Primavera e nel secondo tempo dell’amichevole con la Cremonese, alla sperimentazione della difesa a tre e della doppia punta. Ma, appunto, si è trattato soltanto dello studio di una situazione alternativa, niente di più. La strada, almeno per Baroni, era tracciata: uno spartito tattico su cui insistere, prima della girandola di moduli dal 4-2-3-1, passando per il 4-3-3, il 3-4-2-1 e ora il 3-5-2. Un ritorno al passato, visto che il primo schizzo del nuovo abito è marchio registrato del primo Vanoli, poi costretto a variare dopo il ko di Zapata. Un punto di partenza, dunque, per costruire un’identità già intravista a Roma e nel successo sul Napoli.
IL TEMA
Cairo suggerisce, ma il 3-5-2 nasce da Adams e Simeone
3-5-2, scelta tecnica o interferenze dall'alto?
—Baroni, contro i campioni d’Italia, potrebbe dunque aver trovato la via da percorrere sul piano tattico, oltre che su quello dell’atteggiamento, della dedizione e della “ferocia” che possono innescare una spirale di crescita. Una vittoria, quella firmata Simeone contro i partenopei, giunta in una settimana in cui il tema è uscito dagli spalti del Filadelfia fino ad arrivare sulle labbra del presidente Urbano Cairo. Il patron, durante la sosta, nella cornice del Festival di Trento, aveva infatti affermato: “Forse il 3-5-2 può essere il modulo ideale, perché permette di garantire equilibrio tra solidità difensiva e spinta offensiva”. Ma quell’invito aveva tutte le carte in regola per essere scambiato per uno scavalcamento di campo. Cairo, del resto, quest'anno non è nuovo a esprimere opinioni riguardanti il rettangolo verde e le competenze della guida tecnica.
Cairo e il rischio di un facile fraintendimento
—Già ad agosto, dopo il primo appuntamento stagionale con il Modena, aveva di fatto contribuito a indicare la strada da seguire negli ultimi giorni di mercato. “È una squadra che deve avere un play”, aveva detto, in una serata in cui l’ingresso efficace di Ilkhan e il passaggio al centrocampo a tre indicavano chiaramente una tendenza. Ma le dichiarazioni, questa volta, arrivavano a stagione già ben avviata e con la posizione di Baroni tutt’altro che solida. Dopo l’inizio confuso e deficitario, il ko del Tardini sembrava la goccia destinata a far traboccare il vaso, e nemmeno le timide avvisaglie di crescita mostrate a Roma offrivano garanzie sul proseguimento del suo mandato al Filadelfia. Forse il timing scelto da Cairo non è stato dei migliori per non essere frainteso, ma osservando l’andamento dei granata nelle ultime uscite, non serviva certo il presidente per arrivare alla soluzione delle due punte.
Cairo? No, un motivo si chiama Adams
—Le affermazioni di Baroni nella conferenza post partita con il Napoli sembrano indicare la gradualità del percorso. Il tecnico ha infatti ribadito come i suoi continui cambi di spartito non fossero dettati da una mancanza di idee chiare, ma dal “dovere di seguire alcune situazioni di giocatori che stanno crescendo nella prestazione sia fisica che mentale”. E come avrebbe potuto ignorare lo stato di forma di Simeone e, soprattutto, di un Adams scalpitante e in netta crescita? L’ex Southampton, dopo aver bagnato con un gol gli impegni in nazionale, è salito sul primo volo per tornare a disposizione dello staff tecnico granata. C’erano dei meccanismi di coppia da affinare e, forse, più che a Cairo, il motivo di tale svolta è da attribuire allo scozzese, che dopo le panchine e qualche mugugno aveva siglato un gran gol all’Olimpico.
Un duo che ammette repliche
—“Sì, penso che potremmo giocare con le due punte. Mi piace giocare in un attacco a due e con Duván lo scorso anno l’ho anche fatto”, aveva dichiarato Adams nel post gara con i biancocelesti, mettendo platealmente la pulce nell’orecchio di Baroni. E la risposta del tecnico è stata affermativa: Baroni ha fatto tesoro dei consigli di presidente e giocatore, e il duo Ché-Simeone ha visibilmente funzionato. La coppia, già provata per una decina di minuti con la Lazio, è apparsa subito in sintonia, sposandosi alla perfezione per caratteristiche tecniche. Ecco svelati i due motivi principali — lo stato di forma di Adams e Simeone — che pesano più di qualsiasi indicazione presidenziale e che per Baroni sarà ora difficile ignorare nelle sue scelte tattiche.
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