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Foschi: “Ventura la svolta del decennio. Cairo? Ha tre marce in più rispetto agli altri”

Intervista / In esclusiva su Toro News le parole del direttore sportivo che ha inaugurato il decennio granata

Andrea Calderoni

Poche ore e terminerà il decennio degli anni Duemiladieci. Il Torino l’ha iniziato con un direttore sportivo di lungo corso, Rino Foschi, che si dimise dall'incarico proprio nei primi giorni del 2010. Dieci anni dopo, Foschi si concede a Toro News per tracciare un disegno di quanto accaduto. Per Foschi, un anno e mezzo dietro la scrivania con al fianco Urbano Cairo. Arrivato nel gennaio 2009, ha concluso la propria esperienza sotto la Mole dopo un periodo di affiancamento con Gianluca Petrachi, al tempo alle primissime armi nelle vesti da direttore sportivo.

Buongiorno Foschi, sono passati ormai tanti anni dalla sua esperienza non troppo fortunata al Torino, caratterizzata dalla cocente retrocessione nel maggio 2009. Ha dei rimpianti?

“Purtroppo sono arrivato a Torino nel peggior momento possibile. Con il senno del poi avrei dovuto aspettare quanto meno il termine del campionato, ma l’opportunità che mi si era presentata era davvero ghiotta: Torino, infatti, è stata la piazza più importante in cui ho avuto l’onore di lavorare. Le difficoltà che ho incontrato sono state veramente tante. Nel gennaio 2009 la squadra era all’ultimo posto della classifica. In quel mercato di riparazione non avevo potuto fare praticamente alcuna mossa. Lottammo fino alla fine ma retrocedemmo. La stagione dopo sono ripartito facendo un buon mercato in vista della Serie B, ma non sentivo il totale appoggio societario e quindi ho deciso di farmi da parte dimettendomi”.

Questa vicenda ha segnato il suo rapporto con Cairo?

“No, ho un ottimo rapporto con il presidente. Purtroppo al tempo non sentivo la fiducia necessaria per proseguire e, come ho fatto tante altre volte in carriera, mi sono dimesso. Nel frattempo, inoltre, era arrivato Petrachi e ho lasciato il testimone a lui. Nemmeno il suo inizio, però, era stato molto positivo ed incoraggiante”.

Il prosieguo dell’esperienza di Petrachi a Torino è stato, tuttavia, positivo. Come spiega il cambio di tendenza in casa Torino?

“Penso che uno dei fattori principali della crescita granata nell’ultimo decennio sia stato Gian Piero Ventura, voluto dallo stesso Petrachi. Con l’allenatore genovese è stato inaugurato un ciclo importante nella storia recente del Torino. Con lui c’è stata la svolta. Ventura ha dato tanto a tutto l’ambiente, compreso quello societario, e ha capovolto il mondo granata. Il miglioramento è stato significativo e anche molti acquisti di Petrachi sono risultati azzeccati e proficui”.

A proposito di Petrachi, il matrimonio con il Toro si è interrotto bruscamente la scorsa primavera…

“Sì, purtroppo non è stato un bel finale. Non conosco nel dettaglio cosa sia accaduto. Posso, però, capire  Petrachi come uomo. Gli si è presentata un’occasione importante nella sua carriera in una città prestigiosa. Era difficile francamente dire di no”.

Tornando a Cairo, che giudizio si è fatto nell’anno e mezzo a Torino del numero uno granata?

“È una persona molto intelligente e sa compiere le sue valutazioni. Mantiene sempre in piedi la società senza fare follie, perché è un manager di primo piano. Non deve dimostrare niente a nessuno. Ha costruito un vero e proprio impero, perché ha tre marce in più rispetto a tanti altri presidenti. Non specula sul Torino, perché non punta ad arricchirsi con il calcio. Credo molto in lui e nella società e sono convinto che nel 2020 le cose si aggiusteranno rispetto alle difficoltà attuali”.

Cairo, però, è fortemente contestato dall’ambiente granata in questo momento di crisi di risultati.

“Cairo vive le stesse vicissitudini di tutti i presidenti. Quando non si vince, i tifosi contestano. Lo stesso accade a Genova con Preziosi e Ferrero e a Roma con Lotito”.

Cairo ha deciso di adottare una soluzione interna per sostituire Petrachi, Massimo Bava. Lei avrebbe fatto lo stesso?

“Non lo so e non voglio giudicare le scelte altrui. Credo, tuttavia, che il Torino non si sia mosso male nemmeno nell’ultima campagna acquisti. La stagione fino ad ora è sottotono ma, a mio parere, la squadra è stata anche molto sfortunata. La rosa è buona, l’allenatore anche e la classifica a maggio penso che sarà migliore”.

Quindi, anche l’acquisto di Simone Verdi lo promuove.

“Ma non scherziamo, certo che è da promuovere. È un giocatore di assoluto valore, che non ha ancora pienamente ingranato. Ha rappresentato un ingente sforzo economico per la società. In bocca al lupo, Toro”.