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Franco Ossola: “Il Grande Torino, messaggio eterno. Superga sia sprone per il derby”

Il figlio di Ossola ricorda il papà: "Uno dei pochissimi ad aver continuato a studiare, nonostante il calcio. Filadelfia? Era ora!"

Lorenzo Bonansea

"In vista del 68° anniversario della Tragedia di Superga, Toro News dà spazio e attenzione a chi il 4 maggio 1949 ha perso un amato congiunto: dopo Aldo Cappon, nipote dei fratelli Ballarin, a concedersi ai nostri microfoni è Franco Ossola jr., figlio della funambolica ala del Grande Torino. Franco, ex velocista e oggi stimato scrittore, è diventato negli anni uno dei maggiori esperti della storia del Torino FC: nacque dopo la Tragedia e dunque non potè mai conoscere suo padre. Gli Ossola sono tra l'altro una famiglia di sportivi di grande livello, come ha raccontato lo stesso Franco in un libro da poco pubblicato. 

"Franco Ossola, giovedì ci sarà la commemorazione della Tragedia di Superga, come da tradizione. Qualche settimana fa, Daniele Baselli ha definito l'esperienza del Colle "pazzesca", invitando tutti ad andarci.

"Questo è stato un gesto molto importante, come esempio a tutti i suoi compagni, anche per quelli che sono arrivati prima di lui. Sta a significare che il messaggio che Superga ci continua a mandare è ancora molto forte, ed è un messaggio di moralità e sportività, limpida e cristallina. E' bello che giovani come Baselli possano trovare conforto e ispirazione da quei nomi. Il messaggio di Superga è attuale ed eterno, come il ricordo di quella squadra e quei giocatori.

"Lei non ha potuto conoscere suo padre, ma che percezione ha conservato di lui dai racconti che ha sentito? 

"Si, non l'ho conosciuto, essendo nato 8 mesi dopo a quel 4 maggio. Quello che mi ha lasciato sono i racconti di chi l'ha conosciuto, di chi ha giocato con lui. E' stato un  messaggio di coraggio: lui andò via da Varese a 18 anni, nel 1939, ed allora non era di certo facile andarsene così di casa. Ianni, allenatore del Varese, suggerì a Novo che c'era un ragazzo di qualità che avrebbe voluto che il Toro prendesse. Franco partì e arrivò coraggiosamente a Torino, in un mondo totalmente diverso. Un mondo nuovo, una città molto più grande di Varese, con la speranza nel cuore: arrivò nella pensione di via XX settembre, dove trovò la prima ospitalità.

"Fra l'altro, Franco Ossola diventerà un grande calciatore, senza mollare del tutto lo studio.

"Lui aveva l'ambizione di diventare giocatore di calcio e ha perseguito questa sua ispirazione. Continuando però a studiare, iscrivendosi a medicina, per dare un contentino alla famiglia, ma con la buona intenzione di fare anche qualcosa. Ho ancora delle lettere di mio nonno che lo invitava a studiare. Poi però il Torino diventa importante, e il tempo per studiare non ce l'avrà più. Ma almeno il Liceo lo ha finito. Ed era per altro uno dei pochissimi della squadra ad avere una culutra scolastica avanzata. Quelli più avanti erano i giovani Rigamonti e Martelli...

"Il 4 maggio, quest'anno, anticipa di due giorni la data del derby. Cosa può dare in più questo appuntamento ai giocatori granata?

"E' meglio che Superga arrivi prima del derby perché si va sereni e tranquilli all'appuntamento. E magari anche qualche preghiera si leverà per il derby, che è una partita molto complicata. Superga potrebbe essere sicuramente uno sprono aggiuntivo. Alcuni tifosi ci tengono in modo particolare, in 20 anni averne vinto solo uno...

"Ad ogni modo, la magia di Superga la farà di nuovo da padrona il 4 maggio. E' impressionante come un fatto, seppur tragico, accaduto quasi 70 anni fa possa commuovere sinceramente persone che quell'epoca non l'hanno mai vissuta, ma solo sentita raccontare. C'è qualcosa di miracoloso in questo.

"Sì. Io lo chiamo il Miracolo del Grande Torino: sembra che questa storia riesca a commuovere i cuori anche di chi non ha mai visto quegli eroi dal vivo, in un'epoca per altro difficile come la nostra, dove non ci si commuove più. E invece il Toro, in questa storia di eroi, riesce ad imprimere un messaggio straordinario nelle persone: la commozione che si avverte è davvero miracolosa, anche perché le persone che han visto dal vivo il Grande Torino ormai sono decimate. E' diventata una tradizione orale, epica, come nell'antichità: è qualcosa di ancestrale, le persone possono sognare, quasi immaginare di averli davvero visti giocare. Io stesso quando scrissi il libro sul Grande Torino ero talmente proiettato in quella storia, che non facevo altro che sognare i giocatori, il Grande Torino. La magia del Grande Torino.

"Infine,  cosa pensa della ricostruzione del Filadelfia? Il 25 maggio sarà una data storica per il Toro e per il calcio italiano in generale.

"Sarà un grande evento, è una cosa molto bella questo fatto di ritornare a casa: è stato il punto di riferimento dagli anni '20 in poi per il Toro, e dopo una lunga attesa sembra si possa tornare a godere di quegli spazi, carichi di ricordi e memoria. L'unico peccato è che quelli che possono meglio accompagnarci in questo ritorno sono coloro che hanno avuto la fortuna di vedere giocare il Grande Torino, e ormai sono davvero poche quelle persone che lo possono fare. Comunque, era ora: anche se la nuova versione è molto distante da quella storica, ma non poteva che essere così. Ma va bene così, son molto significativi anche i pennoni commemorativi: credo sia un meraviglioso modo per ricordarli. La città acquisisce uno spazio di vita sportiva e sociale, dove tanti ragazzi  potranno ricordare cos'era il Grande Torino, e magari ripassare quella "filastrocca": "Bacigalupo, Ballarin..."