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Pep Guardiola, lo spettacolo e la famiglia

Loquor / Torna la rubrica di Anthony Weatherill: "Bisogna togliere a Cesare tutto Quello che non gli appartiene"

Anthony Weatherill

"“Bisogna togliere a Cesare tutto

Quello che non gli appartiene”

"Paul Eluard

“Il diavolo è ottimista se crede di poter peggiorare gli uomini”, scrisse una volta Karl Kraus, uno dei più noti giornalisti e scrittori della prima metà del novecento tedesco; e a volte penso che il misogino Kraus abbia proprio ragione.

Infatti nelle scorse settimane, meditando sull’inchiesta di “Non è l’Arena” (sulla richiesta di tangenti a giovani in cerca di un contratto da giocatore professionista presso una società di calcio), confesso di essermi depresso un po’ per la mortificante situazione in cui sembra essere precipitato il mio amato gioco del calcio. L’aggravante è stata l’ illusione fuggevole che ciò che è andato in onda a “Non è L’Arena” fosse il peggio del peggio alla quale avessi mai assistito a proposito del calcio (c’è qualcosa di più orrendo dello sfruttamento dei sogni degli adolescenti?). Ma poi, subito dopo, ecco una notizia (confesso: mi era sfuggita) datata 23 agosto 2017 balzarmi casualmente davanti agli occhi: quel giorno l’88,6%  delle quote azionarie del Girona Futbol Club (squadra militante nella Liga spagnola), passarono in parti uguali al “City Football Group”(CFG) e al “Girona Football Group”, a chiusura di un cerchio a dir poco nebuloso. Questa notizia mi ha fatto sentire più ingenuo del “diavolo ottimista” di Karl Kraus, perché davvero a volte la realtà convince come poco  sia rimasto  con cui tentare di far peggiorare gli uomini.

Il CFG viene alla luce nel 2014,e ha dietro di sé una delle menti più brillanti del mondo del calcio contemporaneo: il catalano Ferran Soriano. L’idea di creare per il City una holding company che potesse penetrare il mercato del calcio globale, è proprio di questo avvocato di Barcellona, da sempre rimasto in ombra rispetto alla spettacolare ribalta che in genere il mondo del calcio regala. Soriano è stato prima l’artefice del grande Barcellona di Iniesta, Xavi, Messi, ecc; poi dal 2012 ha accettato la proposta dello sceicco Mansour bin Zayed Al Nahyan di occuparsi delle sorti del Manchester City. Il manager catalano, dopo aver provveduto rapidamente a sottoporre il club mancuniano ad un processo di spagnolizzazione del management, ha cominciato una lenta, ma costante mondializzazione del “club blu” di Manchester.

Nel giro di pochi anni, il CFG ha assunto il controllo di squadre come il New York City FC, il Melbourne City FC, l’uruguagio Club Atletico Torque e il nipponico Yokoama F. Marinos (di cui detiene però una quota di minoranza, perché la legge giapponese impedisce ad una società straniera di detenere la proprietà di un club calcistico del Paese del Sol Levante). La pregevole azione della  classe politica giapponese, conscia del fatto dello sport come bene comune di una nazione, non ha però impedito che uno dei tentacoli dello stratega Soriano si posasse sul suolo nipponico. C’è sempre qualcosa di politicamente corretto, quando gente come Soriano si muove. Lo stile è quello di Pep Guardiola, sempre molto attento a non sbagliare una parola o una scelta sullo scenario del politicamente corretto. Gli affabulatori di questa pratica sono così abili, da riuscire a prometterti di costruire un ponte anche dove non c’è un fiume. Gente come Ferran Soriano e Pep Guardiola sono riusciti nella magia di far confluire in un unico soggetto, ciò che Geroge Orwell divideva inesorabilmente in due categorie: “i pensatori della politica si dividono negli utopisti  con la testa fra le nuvole e i realisti con i piedi nel fango”.

Il politicamente corretto è stato fantastico nell’abbattere anche uno dei temi orwelliani più famosi, perché non c’è niente di più  affascinante per un popolo, da sempre pronto ad innamorarsi di una teoria da politicamente corretto (è la base di ogni trama fiabesca di ogni tempo), delle attenzioni verso la realizzazione dei sogni e delle utopie degli adolescenti. Fu grazie a questa tendenza delle masse popolari, che la The Coca Cola Company riuscì ad inventare un Babbo Natale universale(oggi si direbbe da mercato globale), posto ad icona pubblicitaria della multinazionale di Atlanta ininterrottamente dal 1931 al 1964 (un Babbo Natale che regalava giocattoli ai bambini, giocattoli con cui anche giocava e che beveva Coca Cola. Il capolavoro del marketing di ogni tempo).

Quindi, mutatis mutandis, il lavoro di Soriano è stato, ed è, quello di convincere il mondo che tutte queste acquisizioni di club calcistici servono, e serviranno, per formare almeno cinque giovani calciatori  l’anno che possano competere a livello di Iniesta, Messi e compagni. Perché, dopo la filosofia del Barcellona del “Mes que un Club”, ora Soriano mira a creare un’identità “Blu”. Gli abili lavoratori del marketing, come l’uomo di Barcellona, sanno quanto sia importante creare un’identità precisa per fidelizzare le masse anche verso un mondo che non c’è (Babbo Natale docet), e non si fanno scrupoli per raggiungere tale obiettivo. Quando poi qualcuno comincia ad accorgersi del gioco scorretto, ormai il mondo che non c’è è diventato così visibile e desiderabile, che gli enormi utili da esso ricavato fanno dimenticare rapidamente anche ai più virtuosi che si sta parlando di un’identità artificiale.

L’inchiesta di “Non è l’Arena” ha fatto ragionare su quanto sia pericoloso far gestire le fortune di una moltitudine di giocatori, a gente che in breve tempo si pone come un vero e proprio “cartello”. Un cartello ha, per sua stessa natura, finalità esclusivamente finanziarie e di potere. Ad un cartello poco importano regole e valori etici, altrimenti non si costituirebbero come cartello. Ovviamente per fare un cartello di livello mondiale, ci vogliono i partner giusti. Ecco, quindi, farsi avanti i colossi cinesi di CITIC (società di investimento statale della Repubblica Popolare Cinese) e di China Media Capital (società di capital venture rivolta soprattutto verso investimenti nei media e nell’intrattenimento) che nel 2015 acquisiscono il 13% di CFG per la cifra monstre di 265 milioni di dollari. L’obiettivo comune è la brandizzazione del marchio City a livello  mondiale. Ma per far accettare un mondo che non c’è in modo definitivo, c’è bisogno di un babbo natale credibile, e questo Soriano lo sa. Il 3 luglio del 2015, Pep Guardiola viene presentato come colui che raccoglierà dentro la sua filosofia sportiva tutti gli obiettivi del CFG. Tutto alla modica cifra di 19 milioni di sterline a stagione. Prima dichiarazione del vate catalano:”grazie per l’opportunità (devi sempre apparire modesto, nella filosofia del politicamente corretto), voglio fare qualcosa di speciale” (i giocattoli di babbo natale devono essere sempre ben presenti). Lasciando il  Bayern il mitico Pep parlò di “nuove sfide che lo attendevano in Premier League”.

E le sfide, quando sono sfide, è meglio viverle con qualche familiare vicino. Qui il cerchio della nostra storia, chiudendosi, presenta l’ultimo personaggio: Pere Guardiola, fratello del celebre guru della Catalogna. Pere Guardiola, definito uno dei dieci procuratori più influenti del mondo, è il proprietario del Girona Football Club, come abbiamo detto sodale del CFG nell’acquisizione del Girona Futbol Club. Prima operazione della nuova proprietà, guardate un po’, è stato quello di spedire cinque giovani del City in prestito al secondo club calcistico catalano. Pere Guardiola fu anche il mediatore, per conto della Famiglia Pozzo, della cessione del Granada Club de Futbol ai cinesi del colosso del marketing sportivo Desports. La Cina è molto presente nella vita di Pere, che infatti nel 2016 ha ceduto la sua società Media Base Sports alla cinese Whuan Double, attiva nel business del commercio di minerali e sull’immobiliare. Forse non è un caso come uno dei progetti del CFG sia la costruzione di seimila case nei dintorni dell’Eithiad Stadium. Il quartier generale di Media Base Sports, che cura gli interessi fra i maggiori protagonisti del calcio mondiale, si trova a Malta e in Olanda, e per ragioni opache che sembrano abbastanza ovvie.

Ha ragione Pep quando parla del calcio come uno spettacolo, seguito dal suo sodale Sacchi che ha addirittura sancito come valore il concetto di spettacolo. Pere ha preso in parola l’Arrigo nazionale, e ha dato e sta dando davvero molto “valore” al calcio. Alla luce di questa storia (di cui molto altro ci sarebbe da raccontare), quasi si comprende il giubilamento di Michel Platini da tutti i ruoli apicali del calcio. In fondo è stato lui a pensare il Fairplay Finanziario, unico piccolo argine verso lo strapotere dei cartelli finanziari nel calcio. Si capisce, quindi, perché portare un banchiere alla guida della Lega Calcio di A. Oggi non servono più uomini di sport, non servono più uomini che proteggano le regole (vero Ceferin?), oggi servono solo uomini affini ai mondi che non ci sono.

Mi sembra di vedere “Il diavolo ottimista” di Kraus, messosi volontariamente in un angolo del mondo, incredulo di come la sua opera, ormai, sia diventata irrimediabilmente desueta.

Di Anthony Weatherill

(ha collaborato Carmelo Pennisi)

Anthony Weatherhill, originario di Manchester e nipote dello storico coach Matt Busby, si occupa da tempo di politica sportiva. E’ il vero ideatore della Tessera del Tifoso, poi arrivata in Italia sulla base di tutt’altri presupposti e intendimenti.