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Ferrante: “Al Toro manca continuità, contro l’Inter serve una grande prestazione”

Esclusiva TN / L'ex attaccante del Toro ha parlato ai nostri microfoni: "Adesso serve continuità per puntare all'Europa. E quel derby 3-3 è indimenticabile per me"

Gualtiero Lasala

Il Torino, questo sabato, sfiderà l'Inter in casa. Una partita molto complicata che arriva in un momento non facile per i granata: se è vero che è arrivata una bella vittoria per 0-4 a Brescia, non sono per magia scomparsi tutti i problemi. Contro i nerazzurri sarà un banco di prova molto importante: abbiamo chiesto l'opinione di Marco Ferrante, ex bomber di Inter e Torino, per sapere la sua visione sull'attuale momento dei granata e sui rimedi che applicherebbe. Ecco le sue parole.

Buongiorno Marco. Il Torino sfiderà l’Inter, due sue ex squadre a livelli adesso diversi. Come crede andrà la partita?

"Sulla carta potrebbe essere una partita proibita per i granata visto l’andamento dell’Inter, spero però che il Toro sia in salute dopo la vittoria contro il Brescia, sarebbe buono fare una partita simile anche contro una grande. È l’unico modo per poter continuare ad ambire un posto in Europa, anche se le altre corrono forte meritatamente. Credo che vada ricercata una quadratura difensiva che l’anno scorso era un punto di grande forza, a differenza di quest’anno."

Lei è stato un attaccante molto prolifico, e ha giocato anche della Nazionale: Belotti può essere il futuro del Toro e degli Azzurri? Come valuta l’attaccante?

"Che sia il futuro del Toro e degli Azzurri lo spero davvero, anche se le qualificazioni agli Europei del 2020 sono meno difficili della competizione, ovviamente. Sono andati in gol molti giocatori esordienti, e non lo dico per screditare Belotti e anche Immobile, credo che possano giocarsela per un posto da titolare entrambi."

Nella sua carriera è stato allenato da diversi allenatori: che giudizio dà all’operato di Mazzarri?

"Mazzarri, indipendentemente dal mio parere, il suo curriculum parla chiaro, ha fatto bene anche se ha vinto poco. Per esempio a Napoli, dove aveva una squadra importante. Come Mazzarri anche Sarri, io penso che calarsi in un'altra mentalità sia un po’ più facile. A Napoli doveva lottare per lo scudetto, adesso ha solo l’Europa come obiettivo. Il parco giocatori del Toro ce la può fare ad arrivare in Europa, ma se si guarda il Cagliari posso dire che abbia manifestato un calcio migliore e quindi non sarà facile. Invertire la rotta? Si può fare perché la squadra ha nomi importanti in tutti i reparti."

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Che cosa servirebbe al Toro per alzare definitivamente l’asticella? Questo Verdi può essere davvero il nome giusto?

"Secondo me continuità. Il Toro è partito bene e poi si è arenato. Serve fare bottino pieno in casa, o almeno avvicinarsi. Fuori casa ci sono giocatori che non danno punti di riferimento come Belotti che è un attaccante atipico. Un giocatore del genere a fari spenti può farti male ma non deve essere l’unico. Ci deve essere l’apporto di Verdi: spero che nella seconda parte di campionato possa far vedere quello che ha fatto vedere a Bologna. Deve dimostrare di essere il miglior acquisto, spero che possa essere il colpo nel mercato di gennaio (ride, ndr)."

Parlando del suo periodo in granata: quanto è stato importante per lei il Toro? Si ricorda qualche aneddoto particolare?

"Per me il Toro è stata la squadra più importante, senza offesa per le altre. A Torino ho trovato la mia identità, una tifoseria diversa sull’attaccamento ai giocatori, al brand, alla storia. Aneddoti? Ne ho davvero tanti, ma ad esempio i derby io li vivevo già il sabato quando andavo a dormire, li vivevo prima. Non arrivavo mai scarico però, il giorno della partita avevo qualcosa in più, riuscivo a concentrarmi nello stesso momento in cui l’arbitro dava il fischio d’inizio. Ma lì o ce l’hai o non ce l’hai, infatti alcuni pativano partite come il derby. Quel 3-3 contro la Juventus per me rimarrà una partita che un domani racconterò anche alle mie bimbe che ora sono ancora piccole. 3-0 il primo tempo, in cui io non potevo giocare per obbligo della società. Poi Camolese decise di mettermi, segnai un gol e feci due assist: fu incredibile."

Le piacerebbe tornare a far parte in qualche modo del mondo granata?

"Io adesso faccio il direttore generale al Messina, con un presidente che è un ex ultras del Toro che conosce tutti i miei gol forse anche meglio di me, che alcuni li avevo dimenticati. L’obiettivo è andare nel calcio che conta in tre anni. Io vivo ancora a Torino e sarebbe scontato dire che mi piacerebbe, ma adesso giustamente penso al Messina, però nella vita non si può mai sapere. Spero che Messina sia un punto di partenza importante per fare una buona carriera almeno come da giocatore."

Un pronostico per la partita?

"Secondo me finisce 1-1 che gioverebbe molto al Toro e poco all’Inter!"

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