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Squalifica Mazzarri, il ricorso FIGC è inammissibile: ecco perché

La Corte d'Appello respinge il ricorso della Federazione: sussiste un duplice errore (di fatto e di diritto), non emendabile attraverso il rimedio revocatorio

Nicolò Muggianu

"Il ricorso della Federazione è inammissibile": si conclude così la querelle tra FIGC e Torino. Respinta la richiesta della Federazione, che aveva chiesto la sospensione cautelare degli effetti della decisione che la stessa Corte Sportiva d'Appello Nazionale aveva precedente accolto in data 4 ottobre 2019, in seguito agli episodi di Parma-Torino. Secondo la tesi portata avanti dalla Federazione, il provvedimento impugnato esponeva la Federazione a "sanzioni da parte della FIFA per il mancato rispetto del Disciplinary Code 2019 della federazione internazionale". Non cambia dunque la condizione di Walter Mazzarri, che siederà regolarmente in panchina al rientro di campionato contro l'Udinese.

LA SENTENZA - La Corte Sportiva d'Appello Nazionale ha eccepito in via preliminare e pregiudiziale "l’inammissibilità della richiesta revocatoria per carenza di legittimazione attiva in capo alla Federazione ricorrente, in quanto la medesima non era parte nel giudizio dinanzi alla Corte Sportiva di appello nazionale". Un'inammissibilità che deriva da un errore di diritto, commesso dalla precedente commissione giudicante della Federazione in occasione del primo ricorso vinto dal Torino. In parole povere: in data 4 ottobre 2019, ci fu da parte del Giudice sportivo la mancata percezione che il Disciplinary Code della FIFA fosse una norma di più alto rango e sopravvenuta al Codice di giustizia sportiva della Federazione nazionale. Mazzarri dunque, espulso nel corso dell'incontro Parma-Torino, avrebbe dovuto essere automaticamente sospeso per la gara successiva al di là dell'interpretazione letterale del Codice di Giustizia Sportiva nazionale richiesta con successo dall'avvocato del Torino, appellatosi all'assunto dell’art. 9, comma 7, del C.G.S. secondo il quale la sanzione "non è applicabile alla fattispecie in quanto il sanzionato è un tesserato espulso dal campo ma non calciatore”.

"GLI ERRORI - Sussiste dunque un duplice errore nella richiesta della Federazione: il primo "di fatto", risultante dagli atti e documenti della causa e commesso dall’organo giudicante del precedente appello, la Corte Sportiva d'Appello, che non ha applicato una norma internazionale che avrebbe dovuto applicare (art. 63 CGS lett. e errore di fatto commesso dall’organo giudicante). Il secondo "di diritto", perchè la tipologia di errore commessa dal precedente organo giudicante non poteva essere cancellato nell'ultimo grado di giudizio: "in ogni caso la mancata considerazione della natura autoapplicativa della disposizione internazionale - si legge nella sentenza - ed eterointegrativa delle disposizioni nazionali, sia che derivi dalla erronea percezione della sua (in-)esistenza, sia che derivi dalla altrettanto erronea percezione della sua (in-)applicazione in assenza di un formale recepimento, si risolve in un errore di diritto, non emendabile attraverso il rimedio revocatorio". Niente squalifica dunque per Mazzarri, protagonista - suo malgrado - di un unicum giudiziario che farà giurisprudenza. Ma non sarà, come in precedenza si pensava, un "precedente pericoloso" per la Federazione; bensì uno spartiacque che chiarisce una volta per tutte che la disposizione del Disciplinary Code della FIFA è direttamente applicabile nell’ordinamento sportivo nazionale. Dunque, la squalifica automatica per l'allenatore che viene espulso dal campo sarà la strada maestra.