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Non si specifica nemmeno quale mole di investimenti e garanzie (anche se in forma molto più ridotta delle piattaforme tradizionali) ci voglia per far partire un progetto di fruizione OTT di un fenomeno così importante nella vita degli italiani come il calcio. De Laurentiis si propone come riformatore, dimenticandosi come lui e i suoi colleghi non siano stati capaci nemmeno di implementare un cammino serio per portare i club italiani ad avere finalmente degli stadi di proprietà belli e funzionali. Non basterebbero dieci articoli per ricapitolare tutte le promesse fatte negli ultimi dieci anni dai proprietari dei club in relazione agli stadi di proprietà. Ancora ho il vivido ricordo di una conferenza organizzata dall’attuale Ministro dello Sport Andrea Abodi, in quel momento “Commissioner” della Lega di Serie B, per avviare un progetto di infrastrutture di proprietà nella serie cadetta. Abodi era in buona fede e animato da buone intenzioni, erano i presidenti ad essere solo in giornata di vacanza premio a Roma, e la questione è finita analogamente al progetto dell’allora Ministro della Cultura Dario Franceschini di rivalutazione dei borghi italiani: nel nulla.
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Fare paragoni con il sistema “Premier League” è fare retorica, visto come il successo della massima serie inglese sia il frutto prima di lungimiranza politica, grazie al “Rapporto Taylor” voluto da Margaret Thatcher e che segnò una riforma importante di gestione dell’ordine pubblico degli eventi sportivi nonché l’obbligo di costruire o rinnovare gli stadi, e poi di una organizzazione sportiva virtuosa da parte dei club che ha portato alla fioritura di nuovi talenti provenienti dai settori giovanili. La “Premier” ha lavorato molto sul rispetto dei tifosi, sul mantenimento delle promesse fatte, sull’onorare in qualche modo la storia del calcio. Il risultato? 36 milioni di utenti paganti alle piattaforme OTT e 15 milioni di abbonati negli stadi. Sono numeri da far impallidire persino la Liga spagnola delle storiche polisportive popolari.
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Tornando nell’asfittica e retorica Italia calcistica, sarebbe interessante sapere se i club abbiano mai davvero avviato seri contatti con i tifosi per conoscerne problematiche e attese, al fine di elaborare finalmente uno studio di marketing serio persino a livello sociologico e non solo commerciale. Magari De Laurentiis, viste le sue intenzioni di avere afflati con i tifosi, ne ha commissionato uno, e magari potrebbe renderlo pubblico. Restiamo in fiduciosa attesa. Il mondo dello sport italiano, negli ultimi decenni, purtroppo non si è distinto per affidabilità, molteplici sono le “chiacchiere e distintivo” andate in scena, in ultimo la farsa trasformatesi in burla della organizzazione delle Olimpiadi Invernali di Cortina-Milano 2026, che non sarebbe dovuta costare un euro agli italiani ma ora diventata ennesima occasione di mostrare il soccorso dell’erario. Ma De Laurentiis tuttavia ha sicuramente ragione, anche se è semplicemente buon ultimo, quando parla di rischio di morte del calcio, già in evidente stato comatoso. Però affidarsi eventualmente a quelli come lui e all’avventurismo della Lega Calcio, senza un intervento super partes della politica, è l’ultima cosa consigliabile per il buon avvenire di un gioco così amato in questo disgraziato Paese.
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Non si può delegare, proprio non si può, il benessere di un bene comune a chi impunemente ha fatto ricorso a plusvalenze fittizie e a chi, fregandosene consapevolmente del rispetto delle regole e avendo ottenuto una deroga di queste da una Federcalcio colpevole come non mai di arrendersi di fronte ad un dato di fatto(un po’ come quando si condonano le costruzioni abusive), continua a detenere la proprietà di due club. Se Dracula si mette a discettare su quanto sia prezioso il sangue, non sarebbe auspicabile pensare a lui come futuro presidente dell’Avis. I presidenti della Lega di Serie A, nel vuoto totale della presenza politica, hanno fatto l’unica cosa possibile da poter fare: hanno firmato un deprecabile contratto di sopravvivenza. E’ vero, dovremmo uscire dalla sopravvivenza e crescere con passione, compassione, umorismo e stile, ma al momento, amando profondamente questo straordinario gioco e valutando la realtà fattuale, mi appendo con convinzione, non prima senza ringraziare i provvidenziali soldi di Dazn e Sky senza i quali i club italiani fallirebbero domattina, ad un fulminante aforisma di Giulio Andreotti: “considero il sopravvivere una grazia di Dio”.
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Scrittore, sceneggiatore e regista. Tifosissimo granata e già coautore con il compianto Anthony Weatherill della rubrica “Loquor” su Toro News che in suo onore e ricordo continua a curare. Annovera, tra le sue numerose opere e sceneggiature, quella del film “Ora e per sempre”, in memoria del Grande Torino.
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