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Juric e la conferenza stampa pre-derby, i mugugni dei tifosi e le aspettative

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Alla vigilia del derby traspare amarezza più che carica da parte del tecnico. E la gente granata rievoca Mondonico. Ma la parola più importante è quella del campo

Ivan Juric è fatto così, non studia particolari strategie comunicative. Davanti ai microfoni dice senza filtri o quasi quello che sente dentro, quello che gli passa per la testa. E nella conferenza pre-derby dalle sue parole è filtrata soprattutto amarezza. Un’amarezza che deriva sicuramente da un avvio di stagione sotto le aspettative, per quanto espresso in campo dalla squadra ancor prima che per la classifica, che oggi colloca il Toro nel mischione delle squadre di metà classifica che potrebbero avvicinarsi ai piani alti ma stentano a decollare davvero.

Di certo la pancia del tifo granata si aspettava qualcosa di diverso dal mister alla vigilia del derby. Parole che trasmettessero carica, che scaldassero un po’ l’ambiente. C’è chi rievoca frasi cult di ex allenatori del Toro, come Mondonico che era solito caricare la piazza paragonando la stracittadina al confronto tra indiani e cowboy.

Juric, invece, ha evidenziato con realismo che non sente l’alchimia giusta, quella che può portare una squadra a fare risultati importanti. “Non vedo il fanatismo che vorrei”, ha detto il tecnico, descrivendo così quella specie di ossessione per il lavoro che a volte è un fattore più importante del talento. C’è stato spazio per candide ammissioni su propri errori (“Ho sbagliato certi calcoli”, “ho dato per scontato cose che non lo erano”) e per tirate d’orecchio pubbliche ad alcuni giocatori come Sanabria e Radonjic. Sul paraguaiano, Ivan ha detto forte e chiaro che si aspetta da lui un altro approccio al lavoro. Sul serbo è stato sibillino e reticente, dicendo che non ha intenzione di impiegarlo nel derby della Mole e facendo capire che il problema sono sempre situazioni comportamentali.

Se la Maratona si è presentata al Filadelfia per caricare la squadra, dall’altro sono tanti i commenti negativi che si leggono sul web riguardo i messaggi trasmessi da Juric. Va però ricordato che la parola più importante è quella del campo. Non è capitato poche volte che a conferenze stampa più “calde” dal punto di vista comunicativo siano seguite partite deludenti. Juric, forse, proprio pensando a questo preferisce smorzare le aspettative. Ora tocca al campo parlare, unico giudice supremo della bontà del lavoro di un allenatore.

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