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L’analisi tattica di Torino-Genoa 0-0: le due punte devono venire incontro

TURIN, ITALY - JANUARY 29: Andrea Belotti of Torino celebrates scoring with team mate Simone Zaza during the Serie A match between Torino FC and ACF Fiorentina at Stadio Olimpico di Torino on January 29, 2021 in Turin, Italy. (Photo by Valerio Pennicino/Getty Images)

L’analisi tattica / Torna la rubrica di Dario Biasiolo: ecco alcune indicazioni tecnico-tattiche provenienti dall’ultima gara disputata dai granata

Dario Biasiolo

Vediamo quali spunti tattici ha suggerito la partita che il Torino ha giocato contro il Genoa la settimana scorsa, anche per capire da quali punti di vista ci possiamo aspettare miglioramenti nel match odierno di Cagliari.

La partita contro il Genoa è stata giocata molto bene sul piano difensivo: solo quattro tiri subiti, anche se Sirigu ha dovuto compiere due ottime parate e Zappacosta ha colpito un palo. Ma nei 93 minuti la squadra ha rischiato poco e ha evidenziato un netto miglioramento in tutte le situazioni. L’avversario tra le linee è stato sistematicamente marcato o dai difensori o dai centrocampisti e anche la lettura della palla scoperta è stata fatta bene. Bisogna migliorare ancora l’uscita a un metro sul portatore di palla, specialmente da parte dei centrocampisti. Anche l’inserimento dalle retrovie dell’avversario, sia in fascia sia centralmente, è ancora un problema. Si tende ad uscire sul portatore di palla quando alle proprie spalle c’è un avversario smarcato, questo comporta uno sbilanciamento e la squadra avversaria, con due verticalizzazioni, si trova in area o in fascia per il cross. Invece, c’è stato un miglioramento per quanto riguarda le diagonali difensive sul mediano avversario da parte delle punte Belotti e Zaza.

La manovra del gioco invece non è stata fluida per un semplice motivo, le punte e i centrocampisti hanno faticato molto a smarcarsi per ricevere imbucate radenti; l’intenzione di provare a cercare la verticalizzazione palla a terra c’è stata per tutta la partita, ma i movimenti di smarcamento incontro, specialmente delle due punte, sono stati rari. Circa trenta sono state le imbucate ma l’efficacia di questa giocata è stata solamente del 38%. Non trovando spazi, il portatore di palla ha spesso cercato le punte con lanci di 30-40 metri, in totale ben 44 (compresi quelli di Sirigu), ma l’efficacia di questi è ancora più bassa della verticalizzazione palla a terra, addirittura del 16%. Le cause sono da attribuire principalmente a errori tecnici: in totale sono stati 32, dovuti al fatto che effettuare lanci lunghi sulla testa di un compagno non è sempre semplice, inoltre chi riceveva il lancio oltre a dover anticipare il diretto avversario (24 volte i granata non ci sono riusciti), doveva di testa smistare la palla con precisione, e di testa non è certo facile come con i piedi. Moltissime sono state le palle perse su azioni di questo tipo.

Anche i cross hanno avuto un’efficacia del 10%. In totale il Torino ha effettuato 8 tiri, di cui 5 fuori, 2 ribattuti dalla difesa e uno parato. Quando il gioco è sulle fasce va creata densità sulla palla per poter penetrare palla al piede centralmente, invece sistematicamente Ansaldi ha l’appoggio solo di Rincon e Singo solo di Lukic. Quindi Ansaldi e Rincon o vanno in azione individuale oppure hanno una sola possibilità di passaggio. La punta, dunque, anziché restare ferma al limite dell’area deve venire incontro per creare gioco e spazio per l’inserimento dei centrocampisti. Altra situazione da migliorare: quando un giocatore riceve palla schiena alla porta con l’avversario che lo marca addosso, la prima cosa da fare è scaricare al rimorchio (Lukic, Rincon e Mandragora sono giocatori sempre in movimento). Invece le punte granata tendono a provare a girarsi cercando la giocata più difficile. Anche il portare palla con difese che raddoppiano sistematicamente non è efficace, molte sono state le palle perse per aver provato dribbling impossibili.

Le azioni più importanti del Torino sono sempre nate da giocate palla a terra con continui movimenti di smarcamento e cambi di posizione in modo da non dare riferimenti alle difese, attraverso giocate veloci, o semplici uno-due. Soprattutto bisogna avere coraggio, il che si traduce nel dare palla a un compagno e riproporsi continuamente, sopra la palla se il mio compagno è fronte porta, oppure a rimorchio (a sostegno) se il mio compagno è schiena alla porta. Principi semplici che sono validi in tutte le zone di campo, compresa l’area di rigore avversaria. Questo tipo di calcio diverte innanzitutto i giocatori perché così muovendosi sono protagonisti di ogni singola azione, facendo cose facili non perdono il possesso palla e questo li rende forti psicologicamente rispetto all’avversario sempre costretto a rincorrerli. Molti giocatori granata invece sono ansiosi, giocano con la paura di sbagliare: invece il calcio è soprattutto gioia nel fare una giocata utile, nel fare un’azione corale e nell’arrivare al tiro.

"Allenatore da più di 30 anni con un passato al Torino FC da allenatore in seconda e preparatore atletico e il ricordo indelebile della promozione in A nel giugno 2005 con Zaccarelli e Pigino, alterno tutti i giorni campo, videoanalisi e ancora campo per potenziare le qualità di ogni giocatore e lavorare sulle situazioni non ancora assimilate. Il calcio va studiato con gli strumenti giusti e tutto diventa più chiaro e più semplice.

"Attraverso le sue rubriche, grazie al lavoro di qualificati opinionisti, Toro News offre ai propri lettori spunti di riflessione ed approfondimenti di carattere indipendente sul Torino e non solo.