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L'editoriale

Toro a metà

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Granata incompiuti per diversi motivi: spicca l’incapacità di tenere gli stessi ritmi per novanta minuti
Gianluca Sartori Direttore 

Una squadra bella ma incompiuta. È questo il Torino che si è visto non solo contro la Roma (i giallorossi per valori tecnici possono tranquillamente stare tra le prime quattro) ma da tre anni a questa parte. Manca sempre qualcosa per convincere al cento per cento; spesso si ha l’impressione che le partite siano in pugno, poi manca qualcosa per portarle a casa. Un vero peccato che si arrivi sempre e solo a un passo dal salto di qualità. Se questo non arriva è perché ci sono limiti sotto diversi punti di vista. Sul piano della scelta dei giocatori è stato sbagliato qualcosa e ci sono titolari di livello non europeo (pensiamo a Milinkovic-Savic o Lazaro). Quanto a mentalità c’è da lavorare perché è cronica, salvo poche eccezioni, l’incapacità di vincere partite “sporche”, senza meritarlo, trovando un gol all’ultimo secondo. Quello che salta all’occhio è poi la grande difficoltà nel tenere botta sul piano fisico e mentale per novanta minuti.

La squadra approccia quasi sempre bene le partite ma poi si affloscia nella ripresa (sono 6 i gol subiti nei primi tempi, 19 quelli incassati nella ripresa). Questo si può ricondurre alla strategia che caratterizza la gestione Juric, quella di giocare uomo su uomo a tutto campo. Uno stile di gioco sicuramente coraggioso e potenzialmente efficace, ma altrettanto sfidante sul piano fisico e mentale: basta una distrazione di mezzo secondo da parte di un singolo, soprattutto quando si affrontano giocatori del calibro di Dybala, e il piano della partita può inclinarsi irrimediabilmente. Fisiologico calare dopo un’ora di partita, a quel punto servirebbero una panchina lunga e una virtuosa gestione dei cambi, fattori che troppo spesso fanno difetto anche per colpa degli infortuni, variabile con cui il Toro deve sempre fare i conti (per sfortuna ma forse non solo).

Che sarà ora di questo campionato? Occorre mantenere equilibrio nelle analisi. Un dato di fatto: mancano ancora tante partite, con una vittoria sulla Fiorentina in casa il settimo posto tornerebbe a tiro, e inoltre c’è la possibilità, causa ranking Uefa, che anche l’ottavo posto sia buono in ottica Europa. C’è sicuramente qualcosa di buono su cui costruire, però occorre collocare gli ultimi mattoncini del palazzo. Che l’edificio possa completarsi nell’ultima parte di un triennio è possibile ma difficile.

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