Nel giorno del suo 75° compleanno, una leggenda granata come Paolino Pulici avrebbe meritato di ricevere una soddisfazione migliore da parte del Toro. Va bene, c’è una grande differenza di qualità con il Napoli, attestata in modo evidente dalla classifica; va bene anche tenere conto degli acciacchi fisici di alcuni uomini chiave come Ricci, Vlasic e Lazaro, che insieme alla squalifica di Gineitis hanno indotto Vanoli a cambiare modulo, tornando al 3-5-2 abbandonato da mesi. Ma non ci sarebbe dispiaciuto vedere almeno un tiro in porta da parte del Toro. Appare poi difficile da digerire, a dir poco, il fatto di aver lasciato strada libera per due volte a McTominay. Visto lo stato di grazia del centrocampista scozzese, che tra l’altro già aveva fatto gol al Toro nel match di andata, presumiamo che in sede di preparazione del match Vanoli abbia fatto notare ai giocatori granata la sua pericolosità, mostrando video e indicando le contromisure da adottare. Lo scozzese, invece, ha fatto due gol con movimenti praticamente uguali. Insomma, andava marcato con ben altra attenzione.


L'Editoriale
Niente regalo a Pulici, ora onorate il Grande Torino
Pulici, che ieri compiva gli anni, è il totem vivente del Toro, uno dei personaggi a cui bisogna dire grazie se ad ogni partita ci sono ventimila spettatori allo stadio: perché pochi altri come Pupi han fatto innamorare la gente dei colori granata. Ma nessun regalo è stato fatto a lui, con buona pace dei tifosi, che in casa e in trasferta seguono numerosi una fine di campionato che non ha moltissimo da dire. Ora, però, i calciatori granata hanno un’occasione per farsi perdonare: è il match casalingo contro il Venezia, che arriva a due giorni dal 76° anniversario della Tragedia di Superga. Non è retorica chiedere ai giocatori granata di onorare l’occasione. Lo ha detto anche Vanoli: il desiderio di onorare la maglia e la storia del club deve essere una delle motivazioni utili a non staccare la spina da qui a fine campionato. Ci auguriamo che stavolta le indicazioni del tecnico non vengano disattese, e soprattutto che la società dia manforte al suo allenatore nel trasferire ai giocatori determinati messaggi.
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