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Prima che sia troppo tardy

L’eco di Ivan

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Torna "Prima che sia troppo Tardy", la rubrica a cura di Enrico Tardy
Enrico Tardy
Enrico Tardy Columnist 

In un mondo storto, quello del calcio, dopo aver visto un intero stadio acclamare un calciatore in odore di patteggiamento per aver scommesso illegalmente sulle partite della propria squadra neanche avesse donato un milione di euro a medici senza frontiere, ho assistito al tracollo del torello contro l'Inter. Le mie sensazioni di inizio campionato stanno trovando partita dopo partita concreti riscontri. Ci sono undici calciatori in campo, non c'è più una squadra. Di questi undici, a seconda delle gare, se ne salvano due o tre per impegno, attenzione, abilità, gli atri chi per limiti tecnici, chi tattici, chi per atteggiamento appaiono appagati, senza sacro fuoco, flaccidi.

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A questo incoraggiante quadretto si aggiunge un tecnico che non riesce a trovare rimedio alla situazione anzi ne è divenuto uno dei fattori scatenanti. Il Toro di Juric, perché per meriti (certi) e demeriti questo è il Toro di Juric, in questi due anni e mezzo ha sempre avuto il problema di un attacco asfittico. Differenza reti in sostanziale parità, attacco tra i meno prolifici della categoria. Con azzeccati inserimenti di calciatori affamati, Karamoh (4 gol), Vlasic (5 gol), in piccola parte Radonjic (2 gol), Pobega (5 gol), Brekalo (7 gol), Miranchiuk (4 gol) il mister era riuscito a mascherare questa difficoltà. Il Toro di Juric del primo anno era più fisico, quello dello scorso anno meno ma senza particolari contraccolpi, quello di quest'anno è senza identità, mancano le "toppe" e gli affamati sono irriconoscibili.

Mi riferisco anche al rendimento irritante di calciatori quali Ilic o Lazaro che l'altra sera passeggiava per il campo quasi fosse in via Roma il sabato pomeriggio. Vlasic non controlla più un pallone, Karamoh ha rinnovato, ma gioca poco, Radonjic lo conosciamo, Tonny pare infastidito dall'acquisto di Zapata ed avanti così fino alla lettera V... Il tecnico non riesce più a stimolare gli esclusi sviluppandone il desiderio di rivalsa, non scatta più quella molla, anzi pare creare più subbuglio che altro.

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Ci sono tanti piccoli focolai diinsoddisfazione che soffocano sul nascere l'alchimia positiva. Ed ecco improvvisamente riecheggiare le sue

esigenti parole verso la società per le carenze di organico ritorcersi contro di lui. Il primo gol subito sabato è, detto alla Juric, allucinante! Quattro nostri calciatori sulla linea dell'area piccola Lautaro nei pressi e Thuram a 10 metri da tutti in totale solitudine. L'uomo contro uomo che fine ha fatto? Problemino per addetti ai lavori: come si esce da questa situazione? Il mister (in scadenza) è ormai nelle mani dei calciatori che sono diabolici nella gestione di questo potere. La società è impalpabile.

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Non possiamo più passare il tempo a raccontare quello che è stato fatto o far riferimento ai primi 60' minuti di gara o

agli ultimi 10', le partite durano 90' minuti, occorre guardare avanti, dico avanti! Altrimenti si fa la fine del giocatore che conta le fiches mentre sta vincendo e poi di solito esce in mutande. Come diceva Beruschi in drive in: è una brutta fazenda...

Avvocato penalista, appassionato di calcio (ha partecipato al corso semestrale di perfezionamento in diritto e giustizia sportiva presso Università di Milano), geneticamente granata, abbonato al Toro da circa trent’anni.

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