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A Marassi una lezione per il Toro: i risultati, da soli, non riempiono lo stadio

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La gradinata nord che spinge il Genoa è una lezione per il Torino: per riportare i tifosi allo stadio i risultati non sono tutti

Silvio Luciani

Un'esplosione di gioia che i tifosi rossoblù aspettavano da 182 giorni: la vittoria ottenuta contro il Torino è stata una vera e propria liberazione per i genoani, che hanno risposto all'appello della società riempiendo la gradinata nord per spingere la squadra verso la salvezza. Nel post-partita si sono visti grandi festeggiamenti, ulteriore sintomo dell'entusiasmo che società, allenatore e squadra hanno saputo ricreare intorno al Genoa. Una situazione opposta rispetto a quella dei granata, che neanche nei momenti migliori della stagione sono riusciti a riempire l'Olimpico Grande Torino.

PROSPETTIVE - Il tutto esaurito di venerdì sembra paradossale considerando che il Genoa non vinceva in casa da 11 mesi. E allora la spiegazione va cercata nel cambio dell'assetto societario. La nuova proprietà americana, arrivata a settembre, ha messo in piedi un progetto tecnico che sta iniziando a dare i propri frutti dopo il mercato di gennaio e l'arrivo di Blessin. La salvezza resta un'impresa, ma la nuova filosofia del club ha fatto breccia nei cuori dei tifosi, che ora possono guardare al futuro della propria squadra con fiducia.

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ENTUSIASMO - Da Genova il Torino deve trarre una lezione importante. Per riportare i tifosi allo stadio non bastano i risultati: serve un progetto, un'idea in cui i tifosi possano riconoscersi, a prescindere dalle congiunture del momento. A Genova, con un management nuovo e ambizioso, l'entusiasmo è tornato. A Torino, nonostante un campionato che fin qui è stato nettamente migliore di quello dei rossoblù, no. Deve essere questa la priorità della società granata: ricostruire il rapporto con la tifoseria. Non sarà semplice, ma la lezione di Genova può servire: più che i risultati, servono ambizione e prospettive di crescita.

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