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Atalanta 2018/2019 e Torino 2019/2020: il paragone tra le due false partenze

Approfondimento / Dopo otto partite gli orobici nella scorsa stagione avevano solo sei punti: ma le situazioni sono paragonabili fino a un certo punto

Gianluca Sartori

Un po' per alimentare le speranze di una pronta ripresa, un po' per evidenziare giustamente che il campionato è tutto fuorchè compromesso con 30 partite davanti, c'è chi in questi giorni, nell'ambiente granata, prende come metro di paragone quanto successo all'Atalanta nella stagione 2018/2019. La banda Gasperini dopo otto giornate aveva addirittura meno punti del Torino di quest'anno, solo sei. E in comune tra le due situazioni c'è il fatto di aver dovuto iniziare in anticipo la preparazione estiva per i preliminari di Europa League; sia l'Atalanta dell'anno scorso che il Torino di quest'anno sono stati eliminati ai playoff, l'ultimo turno prima dei giorni. Le situazioni sono dunque paragonabili in qualche modo. E ad incoraggiare il Torino c'è il fatto che dalla nona giornata in poi iniziò l'anno scorso una strepitosa cavalcata che portò l'Atalanta addirittura in Champions League. Ma andando più nel dettaglio, sono davvero simili le due situazioni? E il Torino può uscire dalla crisi così come ne uscì l'Atalanta?

TIPOLOGIA DELLA CRISI - Innanzitutto vanno messi a confronto i due "pazienti" per comprendere le patologie. Il Torino delle ultime partite fa fatica a rendersi pericoloso dalle parti del portiere avversario; c'è dunque un problema di gioco. A Parma (perso 3-2) i granata hanno avuto più possesso palla dei ducali (49-51 per cento) ma hanno prodotto meno tiri totali (13-6). Con il Napoli più tiri totali dei blasonati avversari (11-10) ma nessun gol (risultato 0-0). A Udine stesso discorso di Parma: più possesso palla dei friulani (45-55 per cento) ma meno tiri totali (10-8). Tutto il contrario dell'Atalanta dell'anno scorso: alla sesta giornata, contro il Torino (risultato 0-0) il conto dei tiri totali fu 11-3 per Gasperini; alla settima in casa della Fiorentina (perso 2-0), i nerazzurri tirarono in porta più dei viola (10-6); all'ottava in casa contro la Sampdoria, punto più basso della stagione (perso 0-1), gli orobici crivellarono di tiri totali la Sampdoria (15-6) pur finendo per perdere. Quella era dunque una crisi psicologica e di fiducia, condita da un pizzico di sfortuna, ma l'Atalanta era sempre lei. Il Torino è invece in crisi di gioco e non pare avere più l'identità della scorsa stagione (squadra solida, di carattere, forte dal punto di vista agonistico).

COME USCIRNE - Gasperini in quell'inizio di campionato non aveva Josip Ilicic, vittima di un virus che lo fermò per settimane. In più, Duvan Zapata non era entrato ancora in condizione e sembrava una scommessa persa: basti pensare che a tratti Gasperini gli preferì Barrow. Poi tra novembre e dicembre il colombiano diventò un ciclone inarrestabile da oltre venti gol. Il Torino ha dei giocatori, per un motivo o per un altro, da ri-valorizzare e che possono fare la differenza? Forse sì, Verdi - che fin qui si è visto poco - e Falque, che ha praticamente iniziato adesso il suo campionato. Dunque dalla qualità e dai piedi buoni può passare la riscossa granata. E per quanto riguarda le mosse tattiche? Gasperini piazzò Gomez trequartista il 21 ottobre a Verona contro il Chievo: fu la prima volta e, complice anche un avversario in disarmo come lo era il Chievo della scorsa stagione, nacque un 1-5 che fu la svolta stagionale. Quindi, se le cose non vanno, serve anche cambiare qualcosa dal punto di vista dei moduli e della disposizione dei giocatori: Mazzarri ha l'esperienza per poterlo fare. Ma va detto che la svolta deve essere radicale: più che un piccolo aggiustamento serve voltare pagina con decisione onde evitare di finire nell'anonimato.