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Bremer si racconta: “A Mazzarri e Sirigu devo tanto. Sogno il Mondiale in Qatar”

Le parole su Torino Channel del difensore centrale brasiliano: un racconto a 360° dall'infanzia ai giorni nostri

Andrea Calderoni

Bremer si racconta: “A Mazzarri e Sirigu devo tanto. Sogno il Mondiale in Qatar”- immagine 2

Gleison Bremer è stato intervistato da Torino Channel nel classico spazio "A tu per tu". Il difensore brasiliano si è raccontato a tutto tondo, a partire dalle prime esperienze su un campo da calcio.

Quando è nata la tua passione?

"Già da piccolo è nata la mia passione. Mio papà giocava tra i dilettanti e tutti dicevano che era forte. Mi sono avvicinato così al calcio. All'inizio giocavo solo nella mia città, poi per fare il salto di qualità mi sono dovuto trasferire a San Paolo. Ho compiuto questo passo all'età di 16 anni".

Porti la passione familiare del calcio dentro al tuo nome, vero?

"Sì, lui mi ha raccontato che Andreas Brehme è stato un calciatore tedesco che ha anche giocato nell'Inter. Proprio per tale ragione mio padre mi ha dato questo nome, per ricordarlo". 

Giocavi con tuo papà?

"No, no. Lui era già anziano e doveva lavorare. Veniva qualche volta a guardarmi. Giocavo con gli amici e mio fratello. Eravamo sempre in giro". 

Eravate una famiglia numerosa?

"Un fratello e una sorella. Ora qui ci sono mia sorella e i miei genitori". 

Tuo padre lavorava in una fattoria?

"Sì, lui era sempre lì. Noi lavoravamo al suo fianco. Io non interpretavo il lavoro in fattoria come un vero e proprio lavoro, ma piuttosto come un gioco. Era lui che lavorava duro". 

Tu facevi altro e non solo il calciatore, giusto?

"Sì, abitavo in un'altra città e quindi dovevo rimboccarmi le maniche. Vendevo i gelati e i proventi mi servivano per pagare il trasporto per andare a giocare". 

La scuola: ti piaceva?

"Non mi piaceva. Prendevo 6 o 6,5. Non volevo studiare tanto, ma sapevo che dovevo farlo". 

Le tue materie preferite?

"Storia e geografia. Mi piaceva conoscere i posti in giro per il mondo". 

La matematica?

"No, non mi piace. Troppi calcoli e troppi numeri". 

E anche a scuola giocavi a calcio?

"Eh sì. Alla fine, andavo a scuola più per giocare". 

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