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Torino-Cagliari, perché sì e perché no: voglia di riscatto e nuovi principi di gioco

Verso il match / Tre motivi per credere nel Toro, altrettanti per temere il Cagliari di Di Francesco

Silvio Luciani

 FLORENCE, ITALY - OCTOBER 07: Salvatore Sirigu of Italy in action during the international friendly match between Italy and Moldova at Artemio Franchi on October 7, 2020 in Florence, Italy. (Photo by Gabriele Maltinti/Getty Images)

Dopo un'interminabile sosta per le Nazionali, torna la Serie A e conseguentemente torna in campo anche il Toro. Alle 15.oo di domani, i granata fronteggeranno il Cagliari di Eusebio Di Francesco che ha collezionato un solo punto in tre partite: imperativo trovare la prima gioia in campionato dopo le sconfitte con Fiorentina e Atalanta. Come di consueto, nel percorso di avvicinamento al match, cerchiamo di analizzare i temi principali della partita portando tre argomentazioni a favore del Toro e altrettante a sfavore: perché sì e perché no.

PERCHÉ SÌ - Perché credere nel Torino? Perché il rinvio della partita di Genova prima e la sosta poi, hanno permesso a Marco Giampaolo di lavorare per due settimane con la squadra che, anche se non al completo, ha potuto fare passi in avanti sia sul piano tattico che su quello atletico. I granata avevano già lasciato intravedere alcuni concetti del nuovo sistema di gioco nei primi tempi contro Fiorentina e Atalanta, si spera che con il Cagliari ci sia un ulteriore crescita da parte di Belotti & co.

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