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Torino, l’attacco cambia 10 volte in 10 partite: la confusione regna sovrana

ROME, ITALY - OCTOBER 30:  Francesco Acerbi of SS Lazio competes for the ball with Andrea Belotti of Torino FC during the Serie A match between SS Lazio and Torino FC at Stadio Olimpico on October 30, 2019 in Rome, Italy.  (Photo by Paolo Bruno/Getty Images)

Focus on / Finora le soluzioni offensive sono state cambiate spesso, togliendo riferimenti ai giocatori

Andrea Marchello

Con la sconfitta di ieri contro la Lazio il Torino è arrivato alla decima giornata del campionato di Serie A con undici punti in classifica: un campionato finora tutt'altro che esaltante, compiuto da una squadra che è in balia della confusione a tutti i livelli che ha ormai perso la sua identità. Esemplificativo è il fatto che Walter Mazzarri - protagonista ieri di un lungo colloquio con Cairo - abbia praticamente sempre cambiato gli uomini di attacco in tutte le partite di campionato.

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MODULI ED INTERPRETI - I moduli finora utilizzati dal tecnico granata sono stati 5 (3-5-2, 3-4-2-1, 3-4-1-2, 4-2-3-1 e 3-5-1-1), caratterizzati da un frequentissimo cambio di interpreti del reparto offensivo. Se è infatti vero che l'unico a non essere mai escluso è stato Belotti, in coppia 3 volte con Zaza (i due sono stati sostenuti da Verdi contro il Milan e da Lukic contro la Lazio per giocare poi nel 3-5-2 contro il Sassuolo ad inizio campionato), è altrettanto vero che i riferimenti offensivi sono cambiati spesso finora. Il Gallo è stato infatti anche in coppia con Berenguer (contro il Lecce); sostenuto da Berenguer e Meité (contro l'Atalanta); da Verdi e Meité (contro il Parma); da Lukic e Verdi (contro l'Udinese); da Ansaldi, Lukic e Verdi (contro il Napoli) ed infine da Falque e Ansaldi nel 3-4-2-1 utilizzato contro il Cagliari. Sono quindi state 10 - in 10 giornate di campionato - le soluzioni offensive adottate da Mazzarri. Praticamente una a gara.

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IMPLICAZIONI - Cosa significa tutto ciò? Di certo è indice di confusione. Sperimentare così tante soluzioni vuol dire non aver ancora trovato la quadra per quello che dovrebbe essere il reparto cardine, visti i nuovi innesti. Di certo Mazzarri ha, in queste gare, tentato in tutti i modi di trovare la giusta alchimia, cambiando gli interpreti ed i moduli. Ma così facendo si tolgono i riferimenti al resto dei giocatori, che quindi non trovano mai - o comunque faticosamente - gli automatismi giusti per far girare il gioco. Con i risultati che tutti possiamo vedere. Una cosa è far sì che la squadra sappia contare su due o tre soluzioni da scegliere a seconda della condizione di ognuno o della tipologia della gara, tutt'altro è stravolgere di partita in partita ritmi e assetti, con lo smarrimento di fisionomia e meccanismi come chiara conseguenza.