"Something is rotten in the state of Denmark"


LASCIARCI LE PENNE
La revoca del primo alloro granata
Amleto, William Shakespeare
Un buon giallo deve funzionare, dev'essere un meccanismo perfetto: le indagini devono evolversi senza forzature, le prove essere analizzate in modo inequivocabile, i testimoni ascoltati, le tesi prese in esame ed escluse a una a una, finché non rimane, unica e incontrovertibile, la verità. Compito del giallista è quello di bilanciare gli ingredienti in modo da proporre al lettore un quadro che non si presti a interpretazioni di comodo.
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Tutte le storie gialle si sforzano di seguire i principi elementari di logica e coerenza. O meglio, quasi tutte... Qualcuna fa eccezione e lascia l'amaro in bocca per il mistero non svelato, per il non detto, il non compreso che trionfa sulla volontà di fare chiarezza. Esempio di caso nebuloso, risolto con un colpo di mano che scontentò tutti, è il giallo dei gialli del calcio italiano, quello scudetto mai assegnato nel 1927, che perseguita i tifosi granata da quasi un secolo. Un pessimo intreccio, lungo il quale emergono strane prove che, insieme a confessioni poco convinte e poco convincenti, portano a una soluzione che con la Giustizia non ha niente a che vedere.
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Inutile dilungarsi sul caso, che ogni tifoso del Toro conosce a memoria. Limitiamoci a sintetizzare i punti salienti: un dipendente del Toro risulta aver tentato di corrompere un giocatore della Juve allo scopo di far vincere ai granata il derby che spianerà la strada al primo scudetto. Il presunto corrotto gioca una partita vigorosa, dimostrandosi uno dei migliori in campo. Un giornalista romano, che ha il dente avvelenato nei confronti del Torino, spiattella sulle pagine del suo settimanale satirico la presunta combine di cui è venuto a sapere da uno studente complice, inviperito con il suddetto dipendente del Toro per non aver ricevuto il saldo del compenso promesso. Giornalista e studente, fatalità, vivono nella stessa pensione: com'è piccolo il mondo!
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Gli articoli del Tifone, il settimanale satirico di cui sopra, offrono al gerarca fascista presidente della FIGC materiale per indagare, interrogare (il dipendente del Toro a un certo punto confessa tutto: sarebbe interessante conoscere le modalità degli interrogatori), decidere e condannare. Alla fine della trafila, il titolo viene revocato. Revocato e mai più assegnato. Il gerarca presidente della FIGC è anche il podestà di Bologna, nonché tifosissimo della squadra della sua città, piazzatasi al secondo posto (veramente piccolissimo il mondo): assegnare il titolo ai rossoblù potrebbe offrire ai malpensanti qualche motivo di perplessità. Meglio la più pilatesca delle soluzioni, la revoca: tanto ci penserà il tempo a ricoprire tutto con un velo di polvere e di oblio.
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A distanza di quasi novantotto anni è impossibile disquisire sul caso: troppo tempo è trascorso, troppi i pasticci in origine, i protagonisti e i testimoni sono morti e sepolti. L'unica evidenza è la mancanza di logica della storia: un editore di romanzi gialli rispedirebbe all'autore un manoscritto del genere. Non sarebbe congrua una vicenda nella quale la lettera di accordi tra i presunti autori del misfatto, prova regina, viene stracciata dai medesimi, ma in qualche modo si conserva, seppure a pezzetti, fino al suo rinvenimento da parte degli inquirenti, in modo da incastrare inesorabilmente i colpevoli. Non sapremo mai che cosa accadde, né quanto di marcio ci fu in Danimarca, come intitolò il Tifone, riprendendo la celebre frase di Marcello nel primo atto dell'Amleto di Shakespeare.
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Non vale nemmeno la pena di illudersi che la commissione di storici, incaricati tempo addietro dalla Federcalcio di redigere una relazione sul caso, abbia portato luce tardiva sulla vicenda. Quattro anni fa parve che una decisione fosse sul punto di essere presa, poi tutto tacque. Chiarezza andava fatta nel 1927 o negli anni successivi, quando il fatto era appena accaduto e la verità "vera" era certamente nota a molti. Probabilmente rimestare nel torbido non fu ritenuta una buona idea e si preferì tappare la falla col sughero della parola revocato, che per sempre seguirà il nome della nostra squadra per toglierci quello che, per pochi giorni, fu il primo dei nostri allori.
Autore di gialli, con "Cocktail d'anime per l'avvocato Alfieri" ha vinto l'edizione 2020 di GialloFestival. Marco P.L. Bernardi condivide con il protagonista dei suoi romanzi l'antica passione per il Toro e l'amore per la letteratura e la canzone d'autore.
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